Spese per l'aiuto sociale finanziario in calo anche nel 2021

Nel 2021 sono stati spesi 8,8 miliardi di franchi per prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà. In Svizzera 804 966 persone, pari al 9,3% della popolazione residente permanente, hanno percepito almeno una di queste prestazioni sociali legate al bisogno. Nel 2021 le spese per queste prestazioni di aiuto sociale sono aumentate (+0,7%) in misura minore rispetto all’anno precedente (+1,8%). Le spese per l’aiuto sociale finanziario, in calo ormai da tre anni, sono diminuite di 34 milioni di franchi. Come per l’anno precedente, la pandemia di COVID-19 non ha avuto un impatto diretto sull’ammontare delle spese per l’aiuto sociale. Questo è quanto emerge dai nuovi dati della statistica svizzera dell’aiuto sociale realizzata dall’Ufficio federale di statistica (UST).

Nel 2021 Confederazione, Cantoni e Comuni hanno speso 8,8 miliardi di franchi per prestazioni dell’aiuto sociale che mirano a lottare contro la povertà, dette anche dell’aiuto sociale in senso lato. Il 62,1% di questi (5,4 mia. fr.) è stato destinato alle prestazioni complementari all’AVS e all’AI e un altro terzo scarso all’aiuto sociale finanziario. Le rimanenti prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà, ossia l’aiuto per la vecchiaia e l’invalidità, l’aiuto ai disoccupati, gli aiuti familiari, gli anticipi degli alimenti e gli aiuti per l’alloggio, hanno rappresentato il 6,4% delle spese (559 mio. fr.). Ad eccezione degli anticipi degli alimenti, le rimanenti prestazioni non sono versate in tutti i Cantoni. Con riferimento alla popolazione, le spese annue pro capite per prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà, attestatesi a 1003 franchi, si situano al livello dell’anno precedente (2020: 1004 fr.).

Spese per l’aiuto sociale finanziario in calo dell’1,2%

Per la terza volta consecutiva, nel 2021 le spese nette per l’aiuto sociale finanziario hanno segnato una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente. Il calo è stato di 34 milioni di franchi in termini nominali, corrispondenti all’1,2% del volume di spese netto di 2,8 miliardi di franchi. Si tratta di una contrazione più marcata rispetto a quelle dei due anni precedenti, quando i cali si situavano nettamente al di sotto dell’1%. Nel 2021, il numero di persone che hanno beneficiato di un aiuto sociale finanziario è sceso del 2,5% rispetto all’anno precedente. Nel complesso, ciò comporta un aumento delle spese annue nette medie per persona beneficiaria da 10 278 a 10 419 franchi, ovvero dell’1,4% in termini nominali. L’anno precedente la variazione delle spese pro capite era stata del –0,9%, parallelamente a un aumento delle persone beneficiarie pari allo 0,2%. Nel 2021 le spese complessive nette per l’aiuto sociale finanziario erano di 2,8 miliardi di franchi, pari all’1,3% del totale delle spese per tutte le prestazioni sociali, che, stando al Conto globale della sicurezza sociale (CGSS), ammontavano a 207 miliardi di franchi. Nell’anno precedente tale quota, attestatasi all’1,4%, era leggermente più alta.

Aumento di circa 75 milioni di franchi delle spese per le prestazioni complementari

Nel 2021, tra tutte le prestazioni sociali legate al bisogno miranti a lottare contro la povertà, il maggior aumento delle spese in termini assoluti, pari a 75 milioni di franchi, è stato quello registrato per le prestazioni complementari (+1,4%), seguite dagli aiuti familiari, con eccedenze di spesa di 6,6 milioni di franchi (+3,9%). Le spese per l’aiuto ai disoccupati e per gli anticipi degli alimenti sono aumentate di poco più di 4 milioni di franchi ciascuna (risp. +10,6 e +4,6%), mentre quelle per l’aiuto per la vecchiaia e l’invalidità di 3,4 milioni di franchi (+1,7%). Oltre all’aiuto sociale succitato, solo gli aiuti per l’alloggio hanno segnato un calo delle spese (–0,2 mio. fr.). Il numero di persone beneficiarie di prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà è sceso dell’1,1%. Nel contempo anche la proporzione dei beneficiari sul totale della popolazione è diminuita, passando dal 9,5 al 9,3% rispetto all’anno precedente. A causa dell’incremento delle spese e della diminuzione del numero di persone beneficiarie, le spese annue medie per persona beneficiaria sono aumentate dell’1,8%.

Nuove prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà

Come nel 2020, anche nel 2021 le conseguenze economiche negative della pandemia di COVID-19 non hanno quasi avuto alcuna ripercussione diretta sulle spese per l’aiuto sociale in senso lato. Le diverse misure adottate preventivamente dalla Confederazione e dai Cantoni sono infatti riuscite a contrastare l’impatto sociale delle restrizioni dovute alla pandemia. A titolo di esempio, due delle misure adottate sono state il prolungamento della durata massima del diritto all’indennità di disoccupazione e il versamento di indennità di perdita di guadagno. Inoltre, dal 1° luglio 2021 sono in vigore nuove prestazioni sociali legate al bisogno erogate a livello federale: le prestazioni transitorie per i disoccupati anziani (PT). Le PT garantiscono il sostentamento fino all’età del pensionamento delle persone anziane disoccupate che hanno esaurito il diritto all’indennità di disoccupazione, contribuendo, come le prestazioni qui descritte, alla lotta contro la povertà. Secondo la statistica svizzera delle assicurazioni sociali, nel 2021 sono state erogate prestazioni transitorie per 1,8 milioni di franchi. Alcuni Cantoni e città hanno adottato ulteriori misure ed erogato prestazioni supplementari. Queste prestazioni, tuttavia, di norma non soddisfacevano i criteri dell’inventario su cui si fonda la statistica, spesso perché mancava la condizione di essere legate al bisogno. Nel 2021 nel contesto della pandemia solo il Cantone del Ticino ha introdotto una prestazione nel pieno rispetto di tutti i criteri dell’inventario. Si tratta di un aiuto per sopperire alle riduzioni di reddito o di fatturato dovute alla pandemia.

Saperne di piû

Il Consiglio federale intende rafforzare i diritti delle persone con disabilità

Le persone con disabilità devono essere maggiormente protette dalla discriminazione nella vita lavorativa e nell’accesso alle prestazioni di servizio. È quanto deciso dal Consiglio federale nella sua seduta del 10 marzo 2023. Il Governo intende inoltre riconoscere la lingua dei segni e promuovere le pari opportunità delle persone non udenti. Ha pertanto incaricato il Dipartimento federale dell’interno (DFI) di presentare entro la fine dell’anno un progetto di revisione parziale della legge sui disabili (LDis). Il Consiglio federale intende anche esaminare le modalità per promuovere la partecipazione attiva delle persone con disabilità alla vita pubblica e della società mediante misure legali.

In Svizzera circa 1,8 milioni di persone, tra cui anche bambini, giovani e anziani, vivono con una disabilità. Queste persone devono poter partecipare pienamente, su un piano di parità e in modo autodeterminato alla vita pubblica, economica e della società. Negli ultimi anni la Svizzera si è gradualmente avvicinata a questo obiettivo. Grazie alla LDis sono stati compiuti progressi in particolare nell’accesso agli edifici e ai trasporti pubblici.

Lavoro e prestazioni: principi per la revisione della legge

Le persone con disabilità continuano a essere svantaggiate nella loro vita quotidiana: incontrano ostacoli nell’accesso al mercato del lavoro, ad esempio a causa di pregiudizi che intervengono nel processo di reclutamento, oppure nell’ambiente di lavoro, quando gli strumenti di lavoro presentano barriere. Molte prestazioni di servizio importanti, per esempio nel settore sanitario o bancario, così come numerosi servizi di consulenza sono accessibili soltanto in misura limitata. Per proteggere meglio le persone con disabilità dalla discriminazione nella vita lavorativa e nell’accesso alle prestazioni, il Consiglio federale ha incaricato il DFI di presentare entro la fine del 2023 un progetto di revisione parziale della LDis da porre in consultazione. In merito ha stabilito i principi che seguono: I datori di lavoro sono tenuti ad adottare misure ragionevolmente esigibili per consentire ai dipendenti con disabilità di lavorare su un piano di parità. Le persone disabili vanno esplicitamente protette dalla discriminazione nella vita lavorativa. Le prestazioni di servizio destinate al pubblico devono essere accessibili alle persone con disabilità. I privati sono tenuti a prendere provvedimenti adeguati per consentire loro di usufruire senza ostacoli di questi servizi.

Riconoscere la lingua dei segni

Il Consiglio federale intende anche disciplinare in modo vincolante il riconoscimento delle lingue dei segni svizzere e promuovere le pari opportunità delle persone non udenti nel ricorso a prestazioni e nella vita professionale. Il Governo adempie in questo modo una richiesta del Parlamento in tal senso (mozione CSEC-N 22.3373).

Migliorare le condizioni quadro per la libera scelta dell’alloggio

Nell’elaborazione del progetto di revisione parziale da porre in consultazione, il DFI deve inoltre esaminare le modalità per migliorare, nella LDis, le condizioni quadro per la libera scelta dell’alloggio da parte delle persone con disabilità. In Svizzera, circa 150 000 persone disabili risiedono all’interno di strutture (istituti per disabili o case di riposo). A complicare la libera scelta del luogo in cui vivere e della forma abitativa sono soprattutto l’accessibilità e i costi degli alloggi e le restrizioni nell’accesso a prestazioni e infrastrutture.

Promuovere la partecipazione attiva

Il miglioramento dell’accessibilità è una condizione imprescindibile per la partecipazione delle persone con disabilità. Tuttavia, non è chiaro se l’adempimento di questa condizione sia sufficiente a consentire un’effettiva partecipazione delle persone disabili alla vita pubblica e della società. In molti casi, rappresenta un ostacolo già solo la mancanza di informazioni sull’accessibilità delle offerte. Il Consiglio federale ha perciò incaricato il DFI di esaminare le modalità per promuovere la partecipazione attiva delle persone con disabilità mediante misure legali. In questo contesto viene analizzata, in collaborazione con il Dipartimento federale di giustizia e polizia, anche la curatela generale, un provvedimento che limita fortemente la capacità di agire della persona interessata e quindi anche la sua autonomia.

Quattro programmi prioritari: «Lavoro», «Prestazioni», «Alloggio» e «Partecipazione»

Oltre alle prescrizioni di legge, per migliorare la situazione delle persone con disabilità nei settori del lavoro, delle prestazioni, dell’alloggio e della partecipazione è necessaria anche una stretta collaborazione tra i diversi attori. Per garantirla sono previsti programmi prioritari che vanno a completare il miglioramento del quadro giuridico. Il Consiglio federale ha incaricato il DFI di elaborarli entro la fine del 2023. Dopodiché deciderà in merito alla loro attuazione e alle risorse necessarie. L’elaborazione dei programmi e l’attuazione dei diritti delle persone con disabilità avvengono in collaborazione con la società civile.

Saperne di piû

Il Consiglio federale è fondamentalmente contrario a un contributo federale per ridurre i costi di custodia a carico dei genitori

Il Consiglio federale vuole promuovere la conciliabilità tra famiglia e lavoro. Tuttavia, respinge sostanzialmente l’introduzione di un contributo federale teso a ridurre i costi a carico dei genitori per la custodia di bambini complementare alla famiglia. Da un lato, infatti, la custodia di bambini complementare alla famiglia è di competenza dei Cantoni e rientra anche nella responsabilità dei datori di lavoro; dall’altro, la difficile situazione finanziaria della Confederazione non consente di assumere ulteriori impegni. Inoltre, questo contributo federale implicherebbe risparmi in altri importanti ambiti di competenza della Confederazione. Qualora il Parlamento decidesse di entrare in materia sul progetto, per il Consiglio federale sarebbe necessario che fossero adempiute determinate condizioni, in particolare una maggiore partecipazione finanziaria dei Cantoni. L’Esecutivo respinge in modo chiaro l’introduzione di aiuti finanziari della Confederazione destinati ai Cantoni per lo sviluppo della custodia di bambini complementare alla famiglia e del sostegno alla prima infanzia. La competente commissione del Consiglio nazionale aveva elaborato un progetto di legge con gli strumenti di promozione summenzionati, sul quale il Consiglio federale ha espresso il suo parere nella seduta del 15 febbraio 2023. La nuova legge sostituirà il programma d’incentivazione per la promozione della custodia di bambini complementare alla famiglia, che si concluderà alla fine del 2024, dopo circa 22 anni.

L’iniziativa parlamentare 21.403 Sostituire il finanziamento iniziale con una soluzione moderna, depositata dalla Commissione della scienza, della cultura e dell’educazione del Consiglio nazionale (CSEC-N), chiede che l’attuale programma d’incentivazione della Confederazione per la promozione della custodia di bambini complementare alla famiglia, di durata limitata fino alla fine del 2024, venga sostituito con un sostegno permanente. La CSEC-N ha adottato il pertinente progetto di legge nel dicembre del 2022.

Proposte della Commissione per la custodia di bambini complementare alla famiglia e il sostegno alla prima infanzia

Il progetto si prefigge di promuovere la conciliabilità tra famiglia e lavoro o formazione e migliorare le pari opportunità per i bambini in età prescolastica. In base al progetto della Commissione, in futuro la Confederazione dovrà partecipare durevolmente ai costi per la custodia istituzionale di bambini complementare alla famiglia a carico dei genitori. Per ogni figlio affidato a un servizio di custodia istituzionale sussisterà il diritto a un contributo federale dalla nascita alla fine del periodo dell’obbligo scolastico. Per i primi quattro anni dall’entrata in vigore della legge, il contributo federale corrisponderebbe al 20 per cento dei costi medi per un posto di custodia di bambini complementare alla famiglia. Successivamente, a titolo di incentivo, il Consiglio federale lo fisserebbe per ciascun Cantone in funzione del suo impegno finanziario a favore della custodia istituzionale. Secondo il progetto, il primo anno dopo l’entrata in vigore della nuova legge le spese della Confederazione per il contributo di base ammonterebbero a circa 710 milioni di franchi. Quale ulteriore incentivo, sulla base di accordi di programma la Confederazione potrebbe concedere ai Cantoni aiuti finanziari globali per lo sviluppo della custodia di bambini complementare alla famiglia e della politica di sostegno alla prima infanzia. Per il primo periodo contrattuale di quattro anni la CSEC-N chiede a tal fine un credito d’impegno di 224 milioni di franchi.

Per un sistema più snello e semplice con costi minori

Il Consiglio federale condivide il parere che la custodia di bambini complementare alla famiglia debba continuare a essere promossa e che gli enti pubblici debbano ridurre ulteriormente i costi a carico dei genitori. Tuttavia, è fondamentalmente contrario all’introduzione di un contributo federale teso a ridurre i costi a carico dei genitori per la custodia di bambini complementare alla famiglia. Da un lato, infatti, la custodia di bambini complementare alla famiglia è di competenza dei Cantoni e rientra nella responsabilità dei datori di lavoro; dall’altro, la difficile situazione finanziaria della Confederazione non consente di assumere ulteriori impegni. Inoltre, questo contributo federale implicherebbe risparmi in altri importanti ambiti di competenza della Confederazione. Qualora il Parlamento decidesse di entrare in materia sul progetto, per il Consiglio federale sarebbe necessario che fossero adempiute determinate condizioni, in particolare una maggiore partecipazione finanziaria dei Cantoni.

Il Consiglio federale si dichiarerebbe in tal caso favorevole a un contributo federale pari al massimo al 10 e non al 20 per cento dei costi medi per un posto di custodia di bambini complementare alla famiglia. Un contributo federale pari al 10 per cento dei costi medi per un posto di custodia di bambini complementare alla famiglia cagionerebbe spese per circa 360 milioni di franchi nel primo anno dopo l’entrata in vigore della legge. Dato che la competenza per la custodia di bambini complementare alla famiglia spetta in primo luogo ai Cantoni e ai Comuni, il Consiglio federale ritiene opportuna un’importante partecipazione finanziaria dei Cantoni al contributo federale. Propone pertanto un controfinanziamento tramite la riduzione di 0,7 punti percentuali della quota cantonale all’imposta federale diretta. Questo comporterebbe maggiori entrate per la Confederazione pari a circa 200 milioni di franchi all’anno, cosicché l’onere netto per la medesima ammonterebbe a 160 milioni di franchi nell’anno dell’introduzione del contributo federale. Se l’onere netto della Confederazione superasse i 200 milioni di franchi all’anno, il controfinanziamento da parte dei Cantoni andrebbe adeguato una tantum con un’ulteriore riduzione della quota cantonale. Il Consiglio federale ritiene giustificata questa forma di controfinanziamento, poiché un’offerta di servizi per la custodia di bambini complementare alla famiglia adeguata ai bisogni permette ai Cantoni di beneficiare di vantaggi di localizzazione.

Il Consiglio federale è favorevole a una percentuale fissa e a un contributo federale uniforme per tutta la Svizzera, in modo da garantire la parità di trattamento di tutti i genitori, a prescindere dal loro Cantone di domicilio. Esprime inoltre dubbi sull’efficacia del sistema di incentivi previsto per i Cantoni. L’Esecutivo è inoltre del parere che il contributo federale debba essere concesso soltanto ai genitori che svolgono un’attività lucrativa o una formazione e che per questo motivo non possono accudire da soli i propri figli. Tale condizione di diritto è in linea con gli obiettivi del progetto, con il quale si intende migliorare la conciliabilità tra famiglia e lavoro o formazione, contribuendo così a contrastare la carenza di personale qualificato. Infine, il Consiglio federale chiede che il contributo federale sia versato soltanto fino alla conclusione del livello primario della scuola dell’obbligo (8P Harmos), in modo da sgravare i genitori in modo mirato nella fase in cui devono sostenere costi di custodia particolarmente elevati.

Contro gli accordi di programma

Il Consiglio federale rammenta che la competenza per la custodia di bambini complementare alla famiglia e il sostegno alla prima infanzia spettano in primo luogo ai Cantoni e ai Comuni. Respinge pertanto la partecipazione della Confederazione alla metà delle spese dei Cantoni per lo sviluppo della custodia di bambini complementare alla famiglia e del sostegno alla prima infanzia, prevista dalla CSEC-N tramite gli accordi di programma. L’Esecutivo esorta peraltro Cantoni e Comuni ad assumere la propria responsabilità e a predisporre il più rapidamente possibile un’offerta di custodia adeguata ai bisogni.

Nei decenni scorsi la Confederazione ha sostenuto i Cantoni tramite il programma d’incentivazione per la promozione della custodia di bambini complementare alla famiglia e con contributi ai programmi cantonali volti a fondare e sviluppare la politica dell’infanzia e della gioventù. Avviato nel 2003, il programma d’incentivazione si concluderà alla fine del 2024.

Saperne di piû

Temi LGBTI: dal 2024 nel mandato dell’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo

Dal 2024, la parità di diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) rientrerà tra i temi che fanno parte del mandato dell’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU). A tal fine verranno creati due nuovi posti di lavoro. Il Consiglio federale ne è stato informato il 25 gennaio 2023.

L’uguaglianza giuridica delle persone LGBTI in Svizzera è migliorata a seguito dell’estensione della norma penale contro la discriminazione razziale, delle semplificazioni procedurali per la modifica del sesso nel registro dello stato civile e dell’introduzione del matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Ciò nonostante, le persone LGBTI continuano a subire svantaggi in numerosi ambiti della vita. La Svizzera si adopera in favore della lotta contro le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, attuando così gli impegni assunti nel quadro della politica nazionale ed estera per il rafforzamento dei diritti umani.

Nell’Amministrazione federale manca attualmente un’unità organizzativa che si occupi in modo specifico delle questioni LGBTI, finora trattate singolarmente da diversi servizi federali nell’ambito delle loro competenze. Come ad esempio dall'Ufficio federale di giustizia per le questioni relative alla protezione dalla discriminazione o al matrimonio per tutti o dall’Ufficio federale della sanità pubblica per le questioni relative alla situazione sanitaria o alla salute sessuale. Sulla base di quanto richiesto da più interventi parlamentari, il Consiglio federale ha esaminato le possibilità e le modalità per conferire all’Amministrazione federale un ruolo di coordinamento per i temi LGBTI. L’esame delle possibili soluzioni è stato affidato al Dipartimento federale dell’interno (DFI) che, in via conclusiva, ha ritenuto l’UFU l’unità organizzativa più idonea per questo ruolo. L’UFU, infatti, promuove la parità di genere in tutti gli ambiti della vita e si adopera per eliminare qualsiasi forma di discriminazione diretta o indiretta. Appare quindi opportuno, come emerso dall’esame, conferirgli il coordinamento dei temi LGBTI.
Anche se il suo mandato principale rimane incentrato sulla promozione dell’uguaglianza di genere nella vita lavorativa e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nel suo nuovo ruolo l’UFU sarà chiamato a rispondere a specifici incarichi parlamentari e a disciplinare la collaborazione con i servizi federali che si occupano, e continueranno a farlo anche in futuro, di questioni LGBTI. Curerà inoltre i contatti con i Cantoni e i Comuni già attivi in quest’ambito e promuoverà il dialogo con organizzazioni specializzate e non governative. Un compito importante, infine, sarà quello di elaborare il piano d’azione nazionale contro i crimini di odio anti-LGBTQ, in adempimento del postulato Barrile 20.3820. A tal fine saranno creati due nuovi posti di lavoro all’UFU che verranno compensati internamente nel DFI.

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Maggior riconoscimento dei familiari assistenti a livello federale

Quasi tutti a un certo punto della propria vita assistono un familiare per un de-terminato periodo di tempo. Due terzi lo fanno in età lavorativa. Un quarto di loro deve ridurre il proprio grado d’occupazione per questo motivo. Tranne poche eccezioni, i familiari assistenti non godono di alcun riconoscimento, né finanzia-rio né sociale. Questa situazione potrebbe essere migliorata per tutti gli interes-sati adottando semplici misure a livello federale. Il policy brief n. 5, redatto da Valérie Borioli Sandoz, membro della Commissione federale per le questioni familiari COFF, mostra le difficoltà esistenti in Svizzera e formula proposte di miglioramento.

La fornitura, perlopiù gratuita, di prestazioni di aiuto a parenti o amici con cui si ha un legame affettivo può avere ampie ripercussioni su salute, carriera professionale, reddito e previdenza per la vecchiaia dei familiari assistenti. Tra le misure per sgrava-re e riconoscere le prestazioni di assistenza e cura fornite da queste persone vanno menzionate in primo luogo le offerte di sgravio (assistenza durante le vacanze, aiuto rapido in situazioni di emergenza, consulenza specialistica e dialogo, servizi di tra-sporto ecc.), un sostegno in caso di ripresa della carriera lavorativa, tenendo conto delle competenze acquisite nel periodo in cui si è fornita assistenza, e una conces-sione più generosa degli accrediti per compiti assistenziali nell’AVS. Inoltre, una de-finizione e un riconoscimento uniformi di queste persone, per esempio mediante una tessera di emergenza come quella rilasciata dai Cantoni di Ginevra e Vaud, semplificherebbero ai familiari assistenti la collaborazione con le istituzioni sanitarie e sociali e con le amministrazioni comunali.

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Proroga del programma d’incentivazione per la promozione della custodia di bambini complementare alla famiglia fino alla fine del 2024

Il programma d’incentivazione della Confederazione teso a promuovere la custodia di bambini complementare alla famiglia dovrebbe essere sostituito definitivamente da una nuova legge, attualmente in fase di elaborazione in Parlamento. In attesa della sua entrata in vigore, il 30 settembre 2022 il Parlamento ha deciso di prorogare il programma d’incentivazione fino alla fine del 2024. Nella sua seduta del 16 dicembre 2022, il Consiglio federale ha fissato al 1° febbraio 2023 l’entrata in vigore della modifica della legge federale sugli aiuti finanziari per la custodia di bambini complementare alla famiglia e ha adottato le necessarie modifiche di ordinanza.

Gli aiuti finanziari per la custodia di bambini complementare alla famiglia, finalizzati a sostenere l’istituzione di nuovi posti di custodia, sono un programma d’incentivazione temporaneo che dovrebbe scadere il 31 gennaio 2023. Il 30 giugno 2023 scadranno inoltre i due strumenti supplementari introdotti nel 2018 nella della legge federale sugli aiuti finanziari per la custodia di bambini complementare alla famiglia (LACust), ovvero gli aiuti finanziari per l’aumento dei sussidi cantonali e comunali destinati a ridurre i costi di custodia a carico dei genitori e quelli per progetti volti ad adeguare maggiormente ai bisogni dei genitori l’offerta di servizi per la custodia di bambini complementare alla famiglia.

Il 18 febbraio 2021 la Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale (CSEC-N) ha depositato un’iniziativa parlamentare (21.403) che prevede di sostituire il finanziamento iniziale con una soluzione moderna. Poiché l’elaborazione della nuova legge non sarà conclusa prima della scadenza di quella vigente, il 27 gennaio 2022 la CSEC-N ha depositato un’altra iniziativa parlamentare (22.403), con la quale chiede una proroga dei contributi federali in materia di custodia di bambini complementare alla famiglia fino all’entrata in vigore della nuova legge, oppure al più tardi fino al 31 dicembre 2024. Tesa a evitare che sorgano lacune nelle misure di promozione della Confederazione, questa proroga permetterà di garantirne la continuità e non richiederà alcun credito supplementare, dato che i due crediti d’impegno in corso saranno sufficienti per coprire gli aiuti finanziari fino al dicembre del 2024.

In virtù della LACust, in vigore dal 1° febbraio 2003, la Confederazione promuove l’istituzione di posti di custodia per i bambini al fine di permettere ai genitori di conciliare meglio la famiglia e il lavoro o la formazione. Fino al 1° febbraio 2022 la Confederazione aveva contribuito all’istituzione di 68 490 posti di custodia. Ad oggi vi ha partecipato con un importo complessivo pari a 430 milioni di franchi. Per i due strumenti supplementari introdotti dal 1° luglio 2018 sono già state presentate domande di aiuti finanziari per 147,3 milioni di franchi.

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