Aumento dei salari nominali dell'1,7% e calo di quelli reali dello 0,4% nel 2023

Nel 2023 l'indice svizzero dei salari nominali è aumentato in media dell'1,7% rispetto al 2022, attestandosi a 102,4 punti (base 2020 = 100). Considerato il tasso d'inflazione annuo medio pari al +2,1%, secondo i calcoli dell'Ufficio federale di statistica (UST) i salari reali hanno registrato una contrazione dello 0,4% (96,9 punti, base 2020 = 100).

Nel 2023 i salari nominali sono aumentati in media dell'1,7% rispetto al 2022 (+0,9% nel 2022; -0,2% nel 2021; +0,8% nel 2020 e +0,9% nel 2019). L'aumento dei salari effettivi (nominali) negoziato a titolo collettivo per il 2023 nell'ambito dei principali contratti collettivi di lavoro (CCL), cui sono assoggettati poco più di 655 000 dipendenti, è stato del 2,1%.

Il rincaro, principalmente riconducibile all'aumento dei prezzi dell'elettricità e del gas nonché all'aumento degli affitti delle abitazioni, ha portato a un'inflazione del +2,1% alla fine del 2023. Il potere d'acquisto dei salari, risultante dall'adeguamento dei salari nominali all'inflazione, è quindi diminuito dello 0,4%.

Aumento nominale del 2,1% nel settore secondario

Nel complesso, l'aumento dei salari nominali è stato leggermente inferiore all'aumento del rincaro medio annuo registrato nel 2023 (+2,1%). Nel settore industriale, i salari nominali sono aumentati in media del 2,1%, realizzando un incremento più marcato rispetto all'economia nel suo complesso (+1,7%). I rami economici del settore secondario hanno presentato una forte dispersione dell'evoluzione dei salari, compresa fra il +2,9 e il -0,4%.

Gli aumenti nominali più consistenti sono stati registrati nei rami seguenti: «Metallurgia; fabbricazione di prodotti in metallo» (+2,9%); «Fabbricazione di prodotti di elettronica, ottica, orologi e fabbricazione di apparecchiature elettriche» (+2,8%) e «Fabbricazione di macchinari, apparecchiature e di mezzi di trasporto» (+2,6%). All'altra estremità della scala si riscontrano invece aumenti salariali più moderati, ad esempio quello del ramo «Fabbricazione di coke; industria chimica e farmaceutica» (+0,9%) o addirittura un calo salariale per il ramo «Altre attività manifatturiere; riparazione e installazione» (-0,4%).

Aumento nominale dell'1,6% nel settore terziario

Rispetto al settore industriale, quello dei servizi ha registrato una progressione dei salari nominali leggermente meno marcata (+1,6% in media). Come nel settore secondario, anche nel terziario vi sono state considerevoli variazioni delle evoluzioni salariali tra un settore di attività e l'altro: il commercio al dettaglio ha seguito l'aumento generale dei salari nominali (+1,7%), mentre gli aumenti maggiori sono stati registrati nei rami «Editoria; audiovisivi e attività radiotelevisive; telecomunicazioni» (+2,2%), «Commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli» (+2,5%) e «Amministrazione pubblica» (+3,6%). I salari nominali sono invece rimasti relativamente stabili nel ramo «Sanità e assistenza sociale» (+0,1%), mentre sono leggermente calati nel ramo «Attività professionali, scientifiche e tecniche» (-0,6%).

Calo dei salari reali dello 0,4%

Nel 2023, a causa del mantenimento di un elevato livello di inflazione (+2,1%), il potere d'acquisto dei salari è diminuito in media dello 0,4%. L'andamento dei salari reali nel 2023 si è situato all'interno dell'ampio intervallo che intercorre tra il -2,7% e il +1,5%, sottolineando la diversità delle dinamiche salariali che caratterizzano ciascun ramo economico. Nel 2023, il potere d'acquisto dei salari è rimasto stabile nel settore secondario (+0,0% in media), mentre è diminuito per la terza volta consecutiva nel settore terziario (-0,5% nel 2023, -1,8% nel 2022 e -0,7% nel 2021).

Crescita dei salari nominali leggermente superiore per le donne 

Nel 2023 e per tutti i rami economici, i salari delle donne sono aumentati in media dell'1,8% (valore nominale), mentre quelli degli uomini sono cresciuti dell'1,7%. 

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La custodia alternata necessita anzitutto di buone condizioni quadro

Il Consiglio federale non ritiene necessario intervenire in materia di custodia alternata: la normativa vigente è sufficiente. A questa conclusione è giunto in un rapporto approvato nella seduta del 24 aprile 2024. La maggioranza dei genitori può accordarsi su come suddividersi l’accudimento dei figli dopo una separazione o un divorzio. Questa ripartizione dipende anzitutto dalle condizioni familiari e dalla situazione personale.

La custodia alternata è una forma di accudimento nella quale i figli, dopo la separazione o il divorzio dei genitori, vivono alternativamente presso il padre e la madre. Dall'entrata in vigore, nel 2017, del nuovo diritto in materia di mantenimento del figlio, il giudice è tenuto a esaminare, in caso di controversia, la possibilità di una custodia alternata, anche se questa forma di accudimento è auspicata solo da uno dei genitori. Nella sua giurisprudenza, il Tribunale federale ha definito i criteri per poter disporre la custodia alternata nei casi controversi.

Con il postulato Silberschmidt 21.4141, il Parlamento ha incaricato il Consiglio federale di valutare la prassi giudiziaria di prima e seconda istanza dopo il 2017, concentrandosi sulla normativa riguardante la custodia e il diritto di visita. Sull'argomento sono stati commissionati due studi interdisciplinari.

Le condizioni quadro sono determinanti

Gli studi evidenziano che, sebbene la partecipazione di entrambi i genitori all'accudimento dei figli si sia sempre più affermata negli ultimi anni, le sue proporzioni continuano a differire. Condizioni difficili, come ad esempio la situazione finanziaria o la distanza tra le abitazioni dei genitori, inducono gran parte dei genitori a rinunciare alla custodia alternata. La situazione personale e le condizioni quadro sociali sono pertanto determinanti per la scelta di questa forma di accudimento e quindi anche per la decisione di far vivere il figlio alternativamente presso entrambi i genitori.

Gli studi mostrano anche che un accudimento equamente suddiviso dopo la separazione e il divorzio dei genitori funziona soprattutto se questi ultimi lo praticavano già durante la convivenza. Spetta alla politica per la famiglia e l'infanzia promuovere questo tipo di modello: madri e padri necessitano di buone condizioni quadro per potersi occupare alternativamente dei figli anche quando non convivono più. Il Consiglio federale non ritiene pertanto necessario legiferare in materia di custodia alternata. A suo avviso occorre invece trovare la soluzione più consona al bene del minore nel singolo caso. Per questa ragione non intende sancire la custodia alternata paritaria come regola generale.

Necessità di intervenire nella procedura in materia di diritto di famiglia

Secondo il Consiglio federale è invece necessario esaminare e intervenire in altri ambiti strettamente collegati alla promozione della responsabilità condivisa dei genitori dopo la separazione o il divorzio. Da un lato, occorre analizzare l'interazione di custodia e mantenimento nonché la possibilità di semplificare il calcolo del contributo di mantenimento. Dall'altro, il Parlamento ha incaricato il Consiglio federale di valutare come si potrebbe migliorare la procedura in materia di diritto di famiglia. In particolare si tratta di capire come supportare meglio genitori in conflitto nell'organizzare la genitorialità condivisa dopo la separazione o il divorzio. Si potrebbero ad esempio integrare nella procedura determinati strumenti per attenuare i conflitti, in particolare una mediazione precoce o una consulenza genitoriale. Presumibilmente all'inizio del 2025, il Consiglio federale presenterà un rapporto per una possibile revisione della procedura in materia di diritto di famiglia.

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Indennità di maternità per le parlamentari: entrata in vigore delle modifiche

Le parlamentari che durante il congedo di maternità partecipano a sedute di camere o di commissioni per le quali non possono essere sostituite manterranno in futuro il diritto all’indennità di maternità. Nella sua seduta del 10 aprile 2024 il Consiglio federale ha approvato le pertinenti disposizioni d’esecuzione e ne ha fissato l’entrata in vigore al 1° luglio 2024.

Attualmente le parlamentari che durante il congedo di maternità partecipano a sedute di camere o commissioni perdono il diritto all’indennità di maternità. Il Consiglio federale ha deciso di modificare la pertinente regolamentazione nell’ordinanza sulle indennità di perdita di guadagno (OIPG).

In futuro, le parlamentari potranno partecipare, durante il congedo di maternità, a sedute di camere o commissioni di parlamenti (autorità legislativa) a livello federale, cantonale o comunale senza perdere il diritto all’indennità di maternità. A tal fine, però, occorre che per la seduta in questione non sia prevista una supplenza.

La parlamentare in questione dovrà inoltrare alla cassa di compensazione un attestato dell’organo competente secondo il quale per le sedute cui ha partecipato non era ammessa la supplenza.

Questa disposizione derogatoria promuove la conciliabilità tra maternità e mandato di milizia parlamentare e rafforza il sistema di milizia svizzero. Le parlamentari che staranno beneficiando di un congedo di maternità potranno quindi svolgere il mandato conferito loro dal Popolo anche durante questo periodo. I rapporti di forza rimarranno così bilanciati in Parlamento nonostante la maternità.

Il Consiglio federale ha approvato una modifica dell’OIPG in tal senso, che ha posto in vigore con effetto dal 1° luglio 2024.

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La popolazione svizzera è cresciuta fortemente nel 2023 nonostante il netto calo del tasso di natalità

Nel 2023 la popolazione residente permanente in Svizzera è aumentata e al 31 dicembre superava gli 8 960 800 abitanti. Le immigrazioni hanno registrato una forte crescita, dovuta principalmente all'inclusione nel conteggio delle persone provenienti dall'Ucraina. Il calo della fecondità osservato nel 2022 è stato confermato anche nel 2023 e, sempre rispetto al 2022, sono diminuiti sia il numero di decessi che il numero di matrimoni e divorzi. Questi sono alcuni dei risultati annuali provvisori per il 2023 della statistica della popolazione e delle economie domestiche e di quella del movimento naturale della popolazione realizzate dall'Ufficio federale di statistica (UST).

Il 31 dicembre 2023 la popolazione residente permanente della Svizzera ammontava a 8 960 800 persone, contro le 8 815 400 della fine del 2022 (+145 400 persone; +1,6%). Questo incremento demografico è quasi due volte superiore a quello registrato nel 2022 (+0,9%) e il più consistente fin dall'inizio degli anni Sessanta. Se non fossero state considerate le persone provenienti dall'Ucraina, la crescita della popolazione si sarebbe attestata all'1,0%. La popolazione è aumentata in tutti i Cantoni: la variazione maggiore è stata osservata nei Cantoni di Vallese (+2,4%), Sciaffusa e Argovia (entrambi +2,2%); mentre la crescita minore è stata registrata nei Cantoni di Giura (+0,9%), Neuchâtel, Ticino e Appenzello Interno (ciascuno con il +1,0%).

Saldo migratorio più alto che mai

Dopo aver rallentato durante gli anni di pandemia, l'immigrazione ha ripreso nel 2022 e ha continuato ad aumentare nel 2023. Questa crescita è in parte dovuta all'inclusione, nel conteggio della popolazione residente permanente, delle persone provenienti dall'Ucraina. Alla fine dell'anno, le immigrazioni rilevate sono state 263 800 (22 100 persone di nazionalità svizzera e 241 700 persone straniere), pari a una progressione del 38,2% rispetto al 2022. Di queste immigrazioni, 53 100 hanno riguardato persone con statuto di protezione S provenienti dall'Ucraina (ovvero il 20,1% delle persone immigrate totali). Le emigrazioni, invece, sono leggermente diminuite: se ne sono registrate 121 600 (di cui 30 700 di persone svizzere e 90 900 di persone straniere), ovvero lo 0,5% in meno rispetto all'anno precedente. Di conseguenza è aumentato anche il saldo migratorio e cioè la differenza tra immigrazioni ed emigrazioni, passato da 68 800 nel 2022 a 142 300 nel 2023 (+106,9%). A questo saldo elevato è riconducibile all'incirca il 95% della crescita demografica osservata nel 2023 (contro il 90% del 2022). Si tratta del saldo migratorio più alto mai registrato in Svizzera. Escludendo le persone provenienti dall'Ucraina, il saldo migratorio si sarebbe attestato a 89 200 persone, il 29,6% in più rispetto al 2022. Durante il 2023 le persone di nazionalità svizzera ad aver lasciato il Paese sono state meno rispetto al 2022 (-1,8%), mentre sono state più numerose a immigrarvi (+1,4%). Tra le persone di nazionalità straniera, rispetto all'anno precedente le immigrazioni sono nettamente aumentate (+43,0%), mentre le emigrazioni sono rimaste stabili (0,0%). Nel 2023, il saldo migratorio provvisorio è quindi stato positivo per le persone di nazionalità straniera (+150 800) e negativo per quelle di nazionalità svizzera (-8600). 

Contributo dell'immigrazione dall'Ucraina

Nel 2022, le persone provenienti dall'Ucraina, fuggite dalla guerra e che hanno trovato rifugio in Svizzera, sono state 62 700. Il fatto di conteggiare le persone con statuto S che sono ancora in Svizzera un anno dopo il loro arrivo contribuisce fortemente all'aumento del saldo migratorio provvisorio registrato per il 2023. Più di un terzo (37,3%) di questo saldo è dovuto al loro passaggio dalla popolazione residente non permanente a quella permanente. I movimenti migratori verso la Svizzera delle persone cittadine di un Paese dell'UE o dell'AELS costituiscono la parte più grande del saldo migratorio (44,9%). Tra queste persone, le nazionalità maggiormente rappresentate sono quella tedesca, quella francese e quella italiana. Nel 2023 il numero di persone straniere che risiedevano in modo permanente in Svizzera aveva raggiunto provvisoriamente quota 2 416 400, ovvero il 27,0% della popolazione residente permanente. La popolazione straniera aumenta più rapidamente di quella di nazionalità svizzera (il +5,2% contro il +0,4%). Tra il 2022 e il 2023, la crescita della popolazione di nazionalità straniera è più che raddoppiata, passando dal 2,3 al 5,2%. Se non fossero state considerate le persone provenienti dall'Ucraina, la crescita della popolazione straniera si sarebbe attestata al 2,9%.

Forte calo della fecondità

Nel 2023, il numero medio di figli per donna si è attestato provvisoriamente a 1,33, rispetto agli 1,39 del 2022. Si tratta del valore più basso mai osservato. Negli ultimi due anni si è infatti constatato un netto calo. Nel 2023 la Svizzera ha registrato 79 800 nati vivi, 2500 (3,1%) in meno rispetto al 2022. Se si considera il numero di nascite rispetto alla popolazione, la fecondità si situa a un livello basso da due anni (2023: 9,0 nascite ogni 1000 abitanti; 2022: 9,4). Nella maggior parte dei Cantoni si sono contate meno nascite rispetto al 2022. Le uniche eccezioni sono state Basilea Città, Uri, Giura, Obvaldo, Lucerna e Appenzello Interno. 

Decessi tornati ai livelli prepandemici 

Nel 2023 in Svizzera sono decedute 71 700 persone, ovvero 2800 (3,7%) in meno rispetto al 2022. Il calo di decessi è stato osservato nella maggior parte dei Cantoni. In quelli di Glarona, Nidvaldo, Argovia e Sciaffusa, però, il loro numero è rimasto stabile. L'elevato numero di decessi registrati in Svizzera è principalmente riconducibile all'invecchiamento della popolazione: l'88% dei casi riguarda infatti persone di 65 anni o più. Tra il 2022 e il 2023 la speranza di vita alla nascita è aumentata da 81,6 a 82,3 anni per gli uomini e da 85,4 a 85,9 anni per le donne (dati provvisori). A causa del basso numero di nascite e del numero di decessi che rimane elevato, nel 2023 l'incremento naturale della popolazione, ossia la differenza tra le nascite e i decessi, si è attestato a 8200 persone. Tale incremento spiega quindi in minima parte (circa il 5%) la crescita demografica. Dodici Cantoni hanno registrato più decessi che nascite, ovvero Ticino, Berna, Basilea Città, Basilea Campagna, Grigioni, Neuchâtel, Giura, Sciaffusa, Glarona, Soletta, Nidvaldo e Appenzello Esterno.

Matrimoni e divorzi in calo 

Nel 2023 sono state celebrate 37 500 unioni, ovvero 3400 (8,3%) in meno rispetto al 2022. A questo calo hanno contribuito i 2100 matrimoni tra persone di sesso diverso in meno rispetto all'anno precedente. I matrimoni tra persone dello stesso sesso sono stati 900, ai quali si aggiungono anche 800 conversioni di unioni domestiche registrate in matrimoni. Nel 2023 in totale sono stati pronunciati 15 500 divorzi, pari a una diminuzione del 4,3% rispetto all'anno precedente. Quest'anno la statistica include per la prima volta anche i divorzi di persone dello stesso sesso (41). Se il comportamento della popolazione osservato nel 2023 dovesse confermarsi anche in futuro, secondo una stima provvisoria quasi due matrimoni su cinque (38,0%) potrebbero concludersi con un divorzio.

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Promozione delle nuove leve scientifiche: sono necessarie ulteriori misure

Il 27 marzo 2024 il Consiglio federale ha approvato un rapporto sulle pari opportunità e sul sostegno alle nuove leve accademiche. L’Esecutivo ritiene necessari ulteriori sforzi per migliorare i percorsi di carriera delle nuove leve scientifiche.

Il Parlamento aveva incaricato il Consiglio federale, con il postulato 22.3390, di esaminare la situazione attuale delle nuove leve accademiche presso le scuole universitarie svizzere per quanto riguarda la precarietà, la parità ed eventuali misure.

Il Consiglio federale ha espresso il suo apprezzamento per le misure adottate dalle scuole universitarie, dalla Conferenza delle Rettrici e dei Rettori delle scuole universitarie svizzere swissuniversities, dal Fondo nazionale svizzero (FNS) e dalla Conferenza svizzera delle scuole universitarie (CSSU). Oltre ad aumentare la quota di posti di professore tenure-track, sono state avviate varie misure per migliorare le condizioni di lavoro e le prospettive di carriera delle nuove leve scientifiche e per promuovere una precoce indipendenza e un'ulteriore autonomia. Sono stati inoltre maggiormente sviluppati modelli di carriera per migliorare i passaggi e la permeabilità, che comprendono anche temi come le pari opportunità, la diversità, l'inclusione e la cultura del lavoro.

Il Consiglio federale nota, nel contempo, che sono necessari ulteriori sforzi per migliorare i percorsi di carriera delle nuove leve scientifiche, in particolare delle donne. Nel quadro della CSSU la Confederazione e i Cantoni intendono attuare due misure a livello nazionale. Per il periodo di promozione 2025-2028 la CSSU prevede di lanciare un progetto coordinato da swissuniversities dell'importo massimo di 20 milioni di franchi per l'ulteriore sviluppo e l'attuazione presso le università cantonali e i politecnici federali di piani d'azione per la promozione delle nuove leve, specificamente per quanto riguarda la fase post-dottorato. L'obiettivo per le scuole universitarie professionali e le alte scuole pedagogiche consiste nel rafforzare le cooperazioni con le università e i politecnici nel 3° ciclo (dottorato) e nel perfezionamento del doppio profilo di competenze.

Come seconda misura, a fine 2023 la CSSU ha adottato i principi relativi a una politica del personale e di assunzione al passo con i tempi per quanto riguarda le nuove leve presso le università e i politecnici, a una cultura del lavoro costruttiva e a una pianificazione tempestiva della carriera.

Le altre misure discusse sono di competenza delle singole scuole universitarie e si raccomanda agli attori responsabili di analizzarle in modo approfondito.

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Philippe Gnaegi: “In Svizzera, la politica famigliare è il parente povero della politica sociale”

Di fronte all'aumento del costo della vita, la maggior parte delle famiglie svizzere fa fatica ad arrivare alla fine del mese. È quanto emerge dal secondo Barometro delle famiglie condotto dall'associazione Pro Familia Svizzera. Il suo direttore, Philippe Gnaegi, lancia un appello per delle soluzioni politiche rapide.

Il secondo Baromentro delle famiglie, pubblicato il 14 marzo dall’associazione Pro Familia Svizzera e Pax, un’assicurazione di previdenza dedicata alle famiglie, mette in luce la situazione sempre più precaria delle famiglie in questo periodo caratterizzato dall’aumento generalizzato dei prezzi. Direttore di Pro Familia Svizzera ed ex consigliere di Stato (ministro cantonale) del Cantone Neuchâtel, Philippe Gnaegi commenta i risultati dello studio condotto presso 2’123 famiglie in tutte le regioni della Svizzera.

SWI swissinfo.ch: Lo studio evidenzia una pressione finanziaria sempre più forte sulle famiglie, il 52% delle quali – rispetto al 47% dello scorso anno – considera le entrate insufficienti o appena sufficienti. Questi risultati la sorprendono?

Philippe Gnaegi: Sono sorpreso dall’ampiezza del fenomeno. Concretamente, dal Barometro emerge che quasi la metà delle famiglie in Svizzera non sono in grado di risparmiare abbastanza denaro alla fine del mese per far fronte a una spesa imprevista, per esempio un intervento urgente dal dentista. È una constatazione molto preoccupante.

Come spiega il degrado della situazione finanziaria delle famiglie rispetto all’ultimo Barometro, realizzato l’anno scorso?

Le famiglie vengono toccate in particolar modo dall’aumento generalizzato dei prezzi che ha fatto seguito alla ripresa post-pandemia, soprattutto per ciò che riguarda le spese dell’energia, dell’alloggio o dei prodotti alimentari. In più, i premi di assicurazione malattia, che non sono inclusi nell’indice dei prezzi al consumo (IPC), diventano un fardello sempre più insopportabile per le famiglie della classe media.

Le famiglie della svizzera francese e italiana affermano di soffrire maggiormente dell’aumento del costo della vita rispetto a quelle svizzero-tedesche. Sono più critiche riguardo alla propria situazione finanziaria o ci sono delle differenze oggettive tra le regioni linguistiche?

Le famiglie ticinesi soffrono in modo particolare. Questo si spiega con una struttura salariale più bassa rispetto al resto del Paese, mentre i costi fissi, come l’alloggio o l’assicurazione malattia, sono elevati quanto nel resto della Svizzera, se non di più. Anche nella Svizzera francese i premi dell’assicurazione malattia, la spesa più onerosa per le famiglie, sono generalmente più alti che nella Svizzera tedesca.

Nel confronto internazionale, come giudica la situazione delle famiglie in Svizzera?

L’inflazione colpisce il mondo intero, non solo la Svizzera. Tuttavia, contrariamente a molti altri Paesi europei, qui lo Stato non interviene per dare sostegno alle famiglie. La politica famigliare svizzera è il parente povero della politica sociale. Lo si nota in modo particolare in questo periodo caratterizzato da un calo generalizzato del potere d’acquisto.

Per quattro famiglie su dieci, il costo della vita è una delle principali ragioni della rinuncia ad avere figli. Questo aspetto la preoccupa, tenendo conto anche del fatto che la Svizzera, come altri Paesi, si trova confrontata con un crollo della natalità?

È davvero molto preoccupante, e anche in questo caso le dimensioni del fenomeno mi sorprendono. Si può dedurre che le difficoltà finanziarie con cui si confrontano le famiglie hanno un impatto importante sul loro comportamento e sul desiderio di avere figli. Quando si hanno meno risorse a disposizione, si è costretti a diminuire le spese. Siccome i figli costano molto in Svizzera, rappresentano purtroppo una voce di spesa che oggi come oggi è tra le prime ad essere sacrificata.

Cosa chiede alle autorità?

La domanda che pongo loro è semplice: daremo finalmente sostegno alle famiglie, che sono le fondamenta della nostra società, o continueremo a lamentarci dell’invecchiamento della popolazione e della carenza di manodopera lasciando intanto che le famiglie si impoveriscano e che il tasso di natalità crolli?

Quali sarebbero le misure da introdurre rapidamente per dare sollievo al portafogli delle famiglie?

Bisogna innanzitutto fissare un tetto ai premi dell’assicurazione malattia e ai costi della custodia extrafamiliare dei bambini. Al di fuori delle considerazioni pratiche, ci aspettiamo una vera e propria presa di coscienza del mondo politico sulle difficoltà che devono affrontare quotidianamente le famiglie.

Sostiene anche lei, come alcune personalità politiche di sinistra, che c’è un disinteresse delle autorità per la problematica del potere d’acquisto?

Più che di disinteresse parlerei di scollegamento. Gli uomini e le donne in politica non sono sempre coscienti che molte persone devono stringere la cintura e arrivano a malapena alla fine del mese. È una parte importante della popolazione che sfugge ai radar delle statistiche ufficiali sulla povertà.

Il costo dell’assicurazione malattia è un fattore di preoccupazione rilevante per le famiglie, mostra il Barometro. Pro Familia lancerà un appello a favore delle due iniziative che chiedono di limitare i premi, su cui il popolo si esprimerà in votazione il 9 giugno?

Posso anticiparvelo: sosterremo attivamente queste due iniziative, anche se il nostro comitato è apolitico. È urgente legiferare per porre un limite all’aumento dei premi dell’assicurazione malattia.

Le persone pensionate hanno avuto una fetta della torta con la 13esima rendita AVS, ora è il turno delle famiglie. Possiamo riassumere così la sua posizione?

In effetti, abbiamo appena assistito a una votazione importante sull’AVS. Questa 13esima rendita è una buona notizia per le persone anziane, ma la famiglia svolge un ruolo ancor più cruciale per l’avvenire della società. Bisogna occuparsene, e subito, poiché ci vorranno molti anni prima che si possano osservare gli effetti delle misure adottate.

Lei è un uomo politico di affiliazione liberale. Questa volontà sempre più marcata di fare appello allo Stato per risolvere i problemi della società non è in contraddizione con i suoi valori?

È vero, ci sono sempre più aspettative nei confronti dello Stato e ogni tanto la gente ha l’impressione che le soluzioni siano semplici. Per ciò che riguarda la politica famigliare, alla mia famiglia politica faccio un discorso molto chiaro: “Volete che le imprese funzionino, che le donne lavorino di più e che le nostre assicurazioni sociali siano perenni? Allora, bisogna fornire le condizioni quadro necessarie e agire rapidamente investendo nella politica famigliare. Non si può avere tutto”. È un dossier che deve prendere in mano la Confederazione. Non possiamo permetterci di avere grandi differenze tra un Cantone e l’altro nell’introduzione di misure di sostegno alle famiglie.

Malgrado tutte le difficoltà, quattro famiglie su cinque si dicono soddisfatte della loro vita famigliare attuale. Quasi due terzi affermano di avere un buon equilibro tra vita professionale e famigliare, secondo il Barometro. Quindi non va davvero tutto male.

Non sono così ottimista. Nella nostra società, la famiglia è sempre più considerata un porto sicuro di fronte al mondo esterno. Permette di ancorarsi a dei valori e a delle radici che non si trovano altrove. Quando l’esterno è angosciante, come è il caso al momento, abbiamo tendenza a trincerarci nel rifugio famigliare e di valorizzarlo in modo eccessivo. Interpreto così i risultati del sondaggio, anche se bisogna rallegrarsi che molti svizzeri e svizzere trovino soddisfazione nella propria famiglia.

Saperne di più - un articolo di Samuel Jaberg pubblicato su www.swissinfo.ch