Nell'autunno 2023, il canton Neuchâtel, seguendo le orme del canton Vallese, Ginevra e Vaud, ha lanciato un'ampia indagine sulle sue imprese per investigare la conciliazione fra vita professionale e vita familiare/privata. La stragrande maggioranza delle risposte è arrivata dalle piccole e medie imprese, che costituiscono la maggior parte del tessuto economico di questi cantoni.
L'indagine ha mostrato che la conciliazione tra vita professionale e famiglia/vita privata è una preoccupazione per il 95% delle aziende partecipanti. Più di tre quarti di esse hanno preso provvedimenti in questa direzione negli ultimi cinque anni. Questi risultati sono ciò che è emerso dal sondaggio organizzato da Pro Familia Svizzera e finanziato dall'Ufficio per la Politica Familiare e l'Uguaglianza (OPFE) con il sostegno della Camera di Commercio e dell'Industria di Neuchâtel (CNCI).
Nell'arco di dieci anni, la quota di persone che dichiarano di provare stress sul lavoro è aumentata, passando dal 18% del 2012 al 23% del 2022. Si tratta dell'aumento maggiore registrato tra le condizioni di lavoro che possono rappresentare un rischio fisico o psicosociale per la salute. Oltre la metà delle persone stressate (53%) ha dichiarato di sentirsi emotivamente esausta sul proprio lavoro e presenta un rischio accresciuto di burnout. Questi sono alcuni dei risultati della pubblicazione dell'UST uscita oggi sul tema della salute sul lavoro.
Le condizioni di lavoro sono uno dei principali determinanti sociali della salute. L'indagine sulla salute in Svizzera (ISS) ha rilevato l'evoluzione tra il 2012 e il 2022 di dieci rischi fisici e di nove categorie di rischi psicosociali (per i dettagli, v. riquadro «Fonte dei dati»).
Stress frequente in campo socio-sanitario
Nel 2022, il 25% delle donne e il 21% degli uomini professionalmente attivi hanno dichiarato di essere spesso o sempre stressati sul lavoro. Queste quote sono in aumento, soprattutto tra le donne, poiché nel 2012 le donne stressate erano il 17% mentre lo era il 18% degli uomini. Nel 2022, la sezione in cui lo stress era più diffuso (29%) era quella della sanità e dell'assistenza sociale. Una donna su quattro era professionalmente attiva in questo campo.
Aumento del rischio di burnout tra le donne
La quota delle donne emotivamente esauste nel loro lavoro e che presentavano quindi un maggior rischio di burnout è passata dal 20% nel 2012 al 25% nel 2022. La percentuale di uomini a rischio di burnout è invece rimasta stabile e nel 2022 si attestava al 19%. Le persone sotto stress hanno maggiori probabilità di sentirsi emotivamente esauste nel loro lavoro: più di una persona stressata su due (53%) ha infatti dichiarato di essere emotivamente esausta. Il 27% delle persone emotivamente esauste presentava sintomi di depressione, contro il 5% di quelle che non lo erano.
Molestie sessuali menzionate più spesso
Nel 2022 più donne che uomini hanno dichiarato di essere state vittima di discriminazioni o di violenze sul lavoro (il 21 contro il 16%). Questa differenza trova spiegazione principalmente nel fatto che, nei 12 mesi precedenti l'indagine, la quota di donne che hanno subito discriminazioni di genere sul lavoro era nettamente più alta di quella degli uomini (l'8,4 contro l'1,5%). Anche le situazioni di molestie sessuali sono state indicate più spesso dalle donne che dagli uomini (l'1,7 contro lo 0,4%). Se si considerano le donne dai 15 ai 29 anni tale quota sale al 4,1%. La quota di donne che dichiarano di aver subito molestie sessuali è passata dallo 0,6% nel 2012 all'1,7% nel 2022.
Leggero calo dei rischi fisici
Nel 2022, il 47% degli uomini e il 43% delle donne erano esposti ad almeno tre rischi fisici su dieci sul luogo di lavoro. Per gli uomini ciò rappresenta una leggera diminuzione rispetto al 2012, anno in cui tale quota si attestava al 50%. Il calo registrato per l'esposizione a prodotti tossici o nocivi è stato netto: per gli uomini questo rischio è infatti passato dal 28% del 2012 al 23% nel 2022. I rischi fisici più frequenti tra le donne che tra gli uomini sono il dover assumere posizioni dolorose o stancanti (il 50 contro il 45%) e il dover sollevare o spostare persone (il 15 contro l'8%). Entrambi i rischi sono comuni nei lavori di cura o custodia di bambini.
Ristorazione, edilizia e sanità a rischio
Nell'agricoltura e nell'edilizia, i rischi fisici prevalgono nettamente su quelli psicosociali: oltre l'80% delle persone che lavorano in questi settori sono esposte ad almeno tre rischi fisici. Nei settori della sanità, della ristorazione, del commercio e dei trasporti, i rischi psicosociali hanno la stessa frequenza di quelli fisici, e la quota di persone che devono far fronte ad almeno tre rischi fisici o almeno tre rischi psicosociali si avvicina o supera il 50%.
Gli altri rami del settore dei servizi sono meno esposti alle condizioni di lavoro a rischio. Per tali rami, i rischi psicosociali sono più frequenti di quelli fisici. I rami nei quali la somma delle quote delle persone esposte ad almeno tre rischi fisici o ad almeno tre rischi psicosociali è più alta sono la ristorazione, l'edilizia e la sanità.
Giovani più a rischio
Le persone di età inferiore ai 30 anni sono più esposte ai rischi fisici sul lavoro rispetto alle persone più anziane. Questo vale in particolare per gli uomini, con il 61% di quelli al di sotto dei 30 anni che dichiara di far fronte ad almeno tre rischi fisici, rispetto al 46% di quelli dai 30 ai 49 anni e al 41% di quelli dai 50 ai 64 anni. Tra le donne, quelle più giovani dichiarano più spesso di quelle più anziane di essere confrontate con almeno tre rischi psicosociali. In particolare, le giovani donne indicano più spesso di essere stressate (il 32 contro il 26% delle donne dai 30 ai 49 anni e il 19% di quelle dai 50 ai 64 anni) e dichiarano più spesso anche di aver subito violenze o discriminazioni (risp. il 32% contro il 20% e il 16%).
Nel parere del 22 maggio 2024 il Consiglio federale si è detto favorevole alla proposta della Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale (CAG-N) di modificare la legge federale sulle misure coercitive a scopo assistenziale e i collocamenti extrafamiliari prima del 1981 (LMCCE) per equiparare i contributi di solidarietà cantonali e comunali versati alle vittime di tali misure e collocamenti a quello versato dalla Confederazione.
Fino al 1981 in Svizzera decine di migliaia di bambini e adulti sono stati oggetto di misure coercitive o di collocamenti extrafamiliari. La maggior parte di essi ha sofferto molto. Quale base per una rielaborazione completa di quanto accaduto così come per il riconoscimento e la riparazione dell'ingiustizia inflitta alle vittime è stata emanata la LMCCE.
Come gesto di riparazione da parte dello Stato, la LMCCE prevede un contributo di solidarietà federale di 25 000 franchi per ogni vittima, a cui si applicano privilegi sotto il profilo fiscale, dell'esecuzione forzata, delle assicurazioni sociali e dell'aiuto sociale.
Nessuno svantaggio finanziario per le vittime
La Città di Zurigo è il primo Comune svizzero ad aver introdotto un proprio contributo di solidarietà. La CAG-N propone quindi di equiparare i contributi di solidarietà cantonali e comunali a quello federale.
Secondo la proposta avanzata, in futuro tutti i contributi di solidarietà fino a 25 000 franchi non saranno più soggetti all'imposta sul reddito, non saranno più pignorabili e non saranno più presi in considerazione nel calcolo delle prestazioni delle assicurazioni sociali e dell'aiuto sociale. Nel suo parere del 22 maggio 2024, il Consiglio federale appoggia la proposta della CAG-N di modificare in tal senso la LMCCE.
L'Esecutivo attribuisce grande priorità al tema delle misure coercitive a scopo assistenziale e dei collocamenti extrafamiliari. Si è infatti sempre adoperato per una completa rielaborazione di quanto accaduto e per il riconoscimento della sofferenza inflitta, sostenendo negli ultimi anni diverse modifiche della LMCCE in relazione al contributo di solidarietà, tra cui la soppressione del termine di presentazione delle domande.
Per il momento, il Canton Ginevra non potrà introdurre un’assicurazione parentale in favore del padre, della partner della madre o del partner del padre. Una disposizione di questo tenore nella Costituzione di Ginevra non è compatibile con il diritto federale vigente. Nel messaggio adottato il 22 maggio 2024, il Consiglio federale propone pertanto al Parlamento di conferire alla modifica della Costituzione di Ginevra una garanzia federale parziale. Nel frattempo ha proposto una modifica di legge che permetterebbe ai Cantoni di introdurre in futuro un’assicurazione parentale generale.
Il 18 giugno 2023 il corpo elettorale del Cantone di Ginevra ha accolto l'iniziativa popolare che prevede l'introduzione di un'assicurazione parentale di 24 settimane. Concretamente, all'attuale assicurazione cantonale per la maternità di 16 settimane sono aggiunte otto settimane a favore dell'altro genitore, ossia del padre, della partner della madre o del partner del padre. L'articolo modificato prevede che la nuova assicurazione sia finanziata, come quella per la maternità, in parti uguali dai datori di lavoro e dai lavoratori.
Questa modifica della Costituzione di Ginevra non è compatibile con il diritto federale vigente. Contrariamente all'assicurazione per la maternità, i Cantoni non hanno al momento la competenza di introdurre un'assicurazione per l'altro genitore finanziata da contributi paritetici. Per questa ragione, il Consiglio federale propone al Parlamento, nel messaggio adottato il 22 maggio 2024, di non concedere la garanzia federale a questa modifica della Costituzione cantonale. Per contro, le disposizioni sull'assicurazione per la maternità di 16 settimane sono conformi al diritto federale e possono dunque ottenere la garanzia federale.
In futuro i Cantoni potrebbero tuttavia disporre della competenza di introdurre un'assicurazione parentale generale. Il Consiglio federale ha infatti avviato la consultazione su una pertinente modifica della legge sulle indennità di perdita di guadagno (LIPG). Se la LIPG sarà modificata in tal senso, il Consiglio federale proporrà in un messaggio la concessione della garanzia federale all'assicurazione parentale generale prevista dalla Costituzione di Ginevra.
Oltre all'assicurazione parentale, la Costituzione di Ginevra è stata modificata in due altri punti riguardanti il diritto all'integrità digitale e il diritto all'alimentazione. Entrambe le modifiche sono conformi al diritto federale e l'Esecutivo propone di concedere la garanzia federale.
Conferimento della garanzia ad altre costituzioni cantonali
Inoltre il Consiglio federale propone al Parlamento di concedere la garanzia federale anche alle costituzioni rivedute dei Cantoni di Berna, Vaud e Giura. Le modifiche costituzioni sono conformi al dritto federale e riguardano:
Nel Cantone di Berna:
i freni all'indebitamento;
nel Cantone di Vaud:
la protezione del clima;
nel Cantone del Giura:
la destituzione dei membri di autorità cantonali e comunali.
Nel 2022 in Svizzera si è fatto ricorso alla custodia complementare alla famiglia per il 62% dei bambini sotto i 13 anni. Poco più di un terzo (36%) dei bambini frequentava asili nido o strutture di custodia parascolastica. Il 28% veniva accudito dai nonni.
Per i bambini di età inferiore ai quattro anni, i genitori si sono affidati prevalentemente agli asili nido e ai nonni (risp. nel 37 e 35% dei casi). Anche per i bambini dai 4 ai 12 anni quelle cui si è fatto maggiormente ricorso sono state le strutture di custodia collettiva diurna o le strutture di custodia parascolastica, come scuole diurne e doposcuola (36%). Al secondo posto seguivano i nonni, con il 24%.
La quota di bambini accuditi in strutture di custodia complementari alla famiglia aumenta all'aumentare del reddito dell'economia domestica e nel 2022 nella classe di reddito più alta (reddito disponibile equivalente dell'economia domestica) era il doppio (80%) di quella rilevata nella classe di reddito più bassa (41%).
Nel 2022 il 60% dei bambini in economie domestiche della classe di reddito più alta frequentava un asilo nido o una struttura di custodia parascolastica, mentre nelle classi di reddito più basse, con il 24% (1° quintile) e il 29% (2° quintile) dei bambini, la quota era nettamente inferiore.
C'è il famoso produttore di ascensori, ma anche il popolare brand di orologi, per arrivare alle aziende farmaceutiche e di telecomunicazioni. Cosa li accomuna? Un cambio di politica aziendale sul fronte dello smart working, più precisamente un bel passo indietro.
Lo riporta il sito 20 Minuten, citando ad esempio la nuova direttiva aziendale del produttore di ascensori Schindler. Chi lavora in questa azienda d'ora in poi potrà lavorare da casa solo un giorno alla settimana. Il nuovo regolamento, annunciato alla fine di aprile, è entrato in vigore a maggio.
Schindler - riporta 20 Minuten - ha spiegato che il nuovo regolamento si basa sulla «convinzione che l'interazione personale sia fondamentale per la coesione e la collaborazione all'interno e tra i team e abbia un effetto positivo sulla cultura aziendale e quindi sul successo dell'impresa. Da qui nascono nuove idee e innovazioni, come dimostrano i 150 anni di storia dell'azienda».
Ma per molti dipendenti questo "inasprimento" del monte ore consentito per il lavoro da casa significherà ulteriori sacrifici sulla conciliabilità famiglia-lavoro: in molti si erano abituati alle regole del telelavoro precedentemente in vigore, regole che sono via via andate scemando di orario: dal 100% si è passati all'unico giorno consentito e nemmeno a tutti i dipendenti. «Solo il 20% è autorizzato a farlo».
Ma il famoso produttore di ascensori non è il solo ad avere fatto dietrofront: secondo quanto riporta il Tages-Anzeiger, un approccio più restrittivo al lavoro da casa l'hanno attuato anche Swatch Group (che ha chiuso anche gli spazi di co-working) e ha giustificato la mossa affermando di «voler rafforzare il lavoro di squadra». La situazione è simile anche presso l'azienda farmaceutica Novartis, dove la "quota ufficio" è almeno del 60% dal 2023. E anche presso Swisscom, il lavoro da casa è ora limitato a un massimo di un giorno alla settimana.