Il Consiglio federale rafforza la Carta per la parità salariale con misure mirate

Sottoscrivendo la Carta per la parità salariale nel settore pubblico, i cantoni, i comuni, le aziende parastatali e le aziende con un mandato pubblico si impegnano a promuovere attivamente la parità salariale negli ambiti di loro competenza. Nella sua seduta del 9 dicembre 2022, il Consiglio federale ha adottato il rapporto sulla strategia per rafforzare la Carta per la parità salariale, in adempimento di un postulato della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale (CSEC-N). Con un catalogo di 18 misure intende sfruttarne meglio il potenziale.

In Svizzera i datori di lavoro sono tenuti a rispettare il principio della parità salariale. Come sancito nella Costituzione federale da oltre 40 anni, donne e uomini hanno diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore. Tuttavia, stando ai risultati della più recente rilevazione della struttura dei salari (RSS 2020) dell’Ufficio federale di statistica, il divario salariale non spiegabile tra i sessi è in media del 7,8 per cento (RSS 2018: 8,1 %). In altre parole, ogni mese le donne guadagnano 717 franchi in meno rispetto agli uomini. Con un tasso del 7,0 per cento, il divario salariale non spiegabile è leggermente inferiore nel settore pubblico.

Crescente dinamismo, ma con margini di miglioramento

Gli enti pubblici devono avere un ruolo esemplare nella promozione della parità salariale. A tal fine, nel 2016 è stata varata la Carta per la parità salariale nel settore pubblico. Firmandola, le autorità e le aziende parastatali confermano il loro impegno per l’eliminazione delle disparità salariali tra donna e uomo, come datori di lavoro, committenti pubblici o enti che erogano sussidi. Finora è stata sottoscritta da 17 cantoni, da 128 comuni e dalla Confederazione, così come da 93 aziende parastatali e organizzazioni.

Con l’accoglimento del postulato CSEC-N 20.4263 «Strategia per rafforzare la Carta per la parità salariale», il Consiglio federale è stato incaricato, tra l’altro, di esaminare in un rapporto con quale strategia possa essere rafforzata ulteriormente l’attuazione della Carta. Nel rapporto che ha appena adottato, il Governo rileva un crescente dinamismo in relazione al tema della parità salariale, in particolare sulla scia della revisione della legge federale sulla parità dei sessi che, dal 2020, impone ai datori di lavoro con un organico di 100 o più dipendenti di eseguire un’analisi della parità salariale all’interno dell’azienda. Tra gli effetti positivi della revisione si constata, ad esempio, che cantoni, comuni e aziende parastatali hanno messo in campo una serie di misure esemplari per promuovere la parità salariale. Restano tuttavia margini di miglioramento nel numero di comuni e aziende parastatali che potrebbero sottoscrivere la Carta e nell’attuazione di misure concrete da parte dei firmatari.

Un catalogo di 18 misure per una maggiore parità salariale

Per rafforzare la Carta sulla parità salariale, il Consiglio federale intende adottare 18 misure, tra cui quelle elencate nel seguito (il catalogo completo è riportato nel rapporto):

  • Nello strumento di analisi della parità salariale della Confederazione (Logib) è attualmente applicata una soglia di tolleranza del 5 per cento: il Consiglio federale intende valutare se non debba essere modificata.
  • Il monitoraggio dell’attuazione della Carta deve essere migliorato: il Consiglio federale intende perciò introdurre una piattaforma pubblica che permetta di seguire con regolarità l’andamento della situazione.
  • Confederazione, cantoni e comuni sono invitati a collaborare maggiormente nel settore della parità salariale: per sostenerli, il Consiglio federale prevede di istituire un’apposita commissione composta di membri dei tre livelli istituzionali incaricata di coordinare le misure e garantire lo scambio di informazioni.

L’adempimento del postulato CSEC-N 20.4263 costituisce inoltre una delle misure prioritarie della Strategia Parità 2030, adottata nel 2021.

Saperne di piû

Protezione dei minori: eco positiva per gli aiuti finanziari della Confederazione

In virtù dell’ordinanza sulla protezione dei fanciulli e dei giovani, la Confederazione può promuovere provvedimenti per proteggere i bambini e i giovani, in particolare dalla violenza e dallo sfruttamento sessuale. Da una prima valutazione dell’ordinanza emerge che i suoi obiettivi hanno un’elevata priorità per gli attori della politica dell’infanzia e della gioventù. Nella sua seduta del 9 dicembre 2022 il Consiglio federale ha preso atto dei risultati della valutazione e incaricato il Dipartimento federale dell’interno di migliorare l’attuazione e di presentare una nuova valutazione al più tardi nell’aprile del 2029.

Le organizzazioni della società civile, i Cantoni e gli specialisti del settore sostengono gli obiettivi stabiliti nell’ordinanza (v. riquadro). Giudicano in modo positivo le attività sostenute dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS), come i servizi di consulenza destinati ai bambini e ai giovani o le misure di prevenzione contro la violenza e gli abusi sessuali nei confronti dei minori. A loro avviso, le organizzazioni sostenute sono rilevanti, innovative e al passo con i tempi. Anche la procedura di erogazione degli aiuti finanziari è considerata comprensibile.

In generale, le organizzazioni della società civile e gli specialisti dei Cantoni auspicano un impegno ancora più forte da parte della Confederazione attraverso l’attuazione di propri progetti modello (sviluppo di standard nazionali e aiuti pratici) e lo sviluppo di una strategia nazionale globale nell’ambito della protezione dei minori e dei diritti dei minori. Tuttavia, queste raccomandazioni vanno oltre le competenze della Confederazione, dato che la politica dell’infanzia e della gioventù incombe principalmente ai Cantoni.

La Confederazione, insieme ai Cantoni, garantirà però che gli aiuti finanziari siano versati ancora più in funzione del bisogno. Inoltre, l’UFAS fornirà sul proprio sito Internet maggiori informazioni relative alle misure sostenute e darà maggiore visibilità agli aiuti finanziari attraverso la piattaforma Politica infanzia e gioventù.

Secondo l’ordinanza sulla protezione dei fanciulli e dei giovani, i provvedimenti e gli aiuti finanziari per la protezione dei minori e per il rafforzamento dei diritti dei minori devono essere periodicamente valutati per quanto riguarda la loro appropriatezza ed efficacia. Su incarico dell’UFAS, l’istituto di consulenza e di ricerca INTERFACE e la Scuola universitaria professionale di Lucerna hanno condotto per la prima volta una valutazione e formulato raccomandazioni. Il Consiglio federale ha preso atto dei risultati della valutazione e della presa di posizione dell’UFAS e incaricato il Dipartimento federale dell’interno di sottoporgli una nuova valutazione dell’ordinanza sulla protezione dei fanciulli e dei giovani al più tardi entro la fine di aprile del 2029, la quale dovrà riferire sullo stato dei provvedimenti che permetteranno d’implementare ancora meglio gli obiettivi dell’ordinanza.

L’ordinanza sulla protezione dei fanciulli e dei giovani: basi, obiettivi e strumenti

In base a una decisione del Consiglio federale del 1995, l’UFAS dispone di un credito «Protezione dell’infanzia» con il quale può finanziare misure per prevenire i maltrattamenti e lo sfruttamento sessuale dei minori. Con l’ordinanza sui provvedimenti per la protezione dei fanciulli e dei giovani e il rafforzamento dei diritti del fanciullo (ordinanza sulla protezione dei fanciulli e dei giovani), entrata in vigore il 1° agosto 2010, è stata creata una base giuridica esplicita a tale scopo. Dal 2006 l’UFAS è anche responsabile del credito parziale aggiuntivo «Diritti del fanciullo» in relazione alla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Dal 2022 il credito complessivo ammonta a 2,68 milioni di franchi all’anno. Nell’anno in corso i contratti di sovvenzionamento sono stati 16.

L’ordinanza si fonda sull’articolo 386 del Codice penale (CP), il quale stabilisce che la Confederazione può prendere misure di informazione e di educazione o altre misure tese a evitare i reati e a prevenire la criminalità. L’ordinanza si basa inoltre su due articoli della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, che chiedono agli Stati di tutelare i minori dalla violenza e dallo sfruttamento sessuale (art. 19 e 34).

Per «provvedimenti» si intendono i programmi e le attività che servono alla prevenzione, all’informazione, allo sviluppo delle competenze e alla ricerca. L’obiettivo è tutelare i bambini e i giovani dalla violenza, dall’abuso, dalla negligenza, dallo sfruttamento e dalla violenza sessuale, sia nella vita reale che nello spazio digitale. La Confederazione può concedere aiuti finanziari a organizzazioni senza scopo di lucro per l’attuazione di tali provvedimenti oppure decidere di attuarli autonomamente o attribuire un mandato in tal senso.

Il rapporto sulla valutazione dell’adeguatezza e dell’efficacia dei provvedimenti e degli aiuti finanziari ai sensi dell’ordinanza ordinanza sulla protezione dei fanciulli e dei giovani, redatto da INTERFACE Politikstudien Forschung Beratung GmbH (Lucerna) (rapporto di ricerca n. 13/22) è pubblicato in tedesco. Comprende riassunti in italiano, francese, tedesco e inglese. La pubblicazione a stampa può essere ordinata presso l’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica UFCL, 3003 Berna, www.bundespublikationen.admin.ch, numero di ordinazione 318.010.13/22D.

Saperne di piû

Nel 2020 il divario salariale complessivo tra i generi si è ridotto

Considerando l’economia nel complesso, il 60,1% delle persone che nel 2020 hanno percepito un salario mensile inferiore a 4000 franchi lordi per un posto a tempo pieno è di sesso femminile. Al contrario, il vertice della piramide salariale è occupato principalmente da uomini, che rappresentano il 78,5% dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti che percepiscono un salario mensile lordo superiore a 16 000 franchi (2018: 81,2%). Il divario salariale complessivo tra donne e uomini è diminuito dell’1%, passando dal 19,0% nel 2018 al 18,0% nel 2020 (settore pubblico e privato insieme). Secondo l’Ufficio federale di statistica (UST), il 47,8% di queste differenze salariali resta inspiegabile.

In tutta l’economia (settori privato e pubblico), nel 2020 le donne guadagnavano mediamente il 18,0% in meno (media aritmetica) rispetto ai loro colleghi uomini (2018: 19,0%; 2016: 18,3%; 2014: 18,1%). In parte, queste disparità sono riconducibili a differenze strutturali, come il livello di formazione, il numero di anni di servizio e la funzione gerarchica esercitata. Inoltre si constata che quanto più è elevata la funzione di quadro ricoperta, più marcata è la differenza salariale tra donne e uomini. Nel settore privato, le differenze salariali tra i generi sono rimaste complessivamente stabili nel tempo, essendo in media del 19,5% nel 2020 e del 19,6% nel 2018 (2016: 19,6%; 2014: 19,5%). Si riscontrano invece divari salariali rilevanti tra donne e uomini a seconda del ramo economico in cui lavorano: ad esempio, sono pari all’8,7% nel ramo alberghiero e della ristorazione, al 17,3% in quello del commercio al dettaglio, al 21,5% in quello dell’industria metalmeccanica e al 32,4% in quello delle attività finanziarie e assicurative. Nel settore pubblico (Confederazione, Cantoni e Comuni), il divario salariale tra donne e uomini è complessivamente diminuito: è stato del 15,1% in media nel 2020, a fronte del 18,1% nel 2018 (2016: 16,7%; 2014: 16,6%).

Distribuzione iniqua dei generi secondo il livello salariale

La piramide dei salari riflette in parte le differenze tra i generi riscontrate sul mercato del lavoro dal punto di vista dell’inserimento professionale e dell’attività esercitata. Se si prende in considerazione l’economia nel complesso, nel 2020 il 60,1% delle persone che guadagnavano meno di 4000 franchi lordi al mese per un lavoro a tempo pieno era di sesso femminile (2018: 60,9%). Al vertice della piramide salariale, invece, il 78,5% delle persone con un salario mensile superiore a 16 000 franchi lordi era di sesso maschile (2018: 81,2%).

La disparità salariale inspiegabile varia a seconda dei rami

Una parte del divario salariale tra donne e uomini può essere spiegata con differenze afferenti sia il profilo del lavoratore o della lavoratrice dipendente (età, formazione, anni di servizio), sia le caratteristiche del posto occupato nell’impresa, sia il settore di attività. Se si considera l’economia nel complesso, nel 2020 la quota della differenza salariale tra i generi che non era spiegabile ammontava al 47,8%, rispetto al 45,4% registrato nel 2018 (2016: 44,1%; 2014: 42,4%). Nel 2020, nel settore privato la differenza inspiegabile è aumentata al 45,3%, contro il 44,3% del 2018, il 42,9% del 2016 e il 39,1% del 2014. Nel settore pubblico (Confederazione, Cantoni e Comuni), nel 2020 la differenza salariale inspiegabile tra donna e uomo è stata del 46,7%; nel 2018 del 37,2%, nel 2016 del 34,8% e nel 2014 del 41,7%. Espressa in termini monetari, per quanto riguarda l’economia nel suo insieme, nel 2020 la parte inspiegabile della differenza salariale tra i generi ammontava a 717 franchi lordi al mese. Nel settore privato tale differenza ammontava a 724 franchi, con variazioni considerevoli da un ramo economico all’altro. Per esempio, la parte inspiegabile corrispondeva in media a 255 franchi al mese nel settore alberghiero e della ristorazione, a 628 franchi al mese nel commercio al dettaglio, a 913 franchi al mese nell’industria metalmeccanica e a 1472 franchi al mese nelle attività finanziarie e assicurative. Nel settore pubblico (Confederazione, Cantoni e Comuni), la differenza salariale inspiegabile ammontava in media a 642 franchi al mese.

Dimensioni dell’impresa e posizione gerarchica: differenza inspiegabile

Guardando all’economia nel complesso, risulta che la parte di differenza salariale inspiegabile è sempre più alta nelle piccole imprese, sebbene in leggera diminuzione tra il 2018 e il 2020. Nel 2020 si è attestata al 56,8% nelle imprese con meno di 20 impieghi (2018: 57,5%), contro il 37,1% nelle imprese con almeno 1000 impieghi (2018: 31,5%). Più il livello gerarchico occupato nell’impresa è alto, minore è la differenza salariale inspiegabile. Tra i quadri superiori, ad esempio, nel 2020 la parte inspiegabile consisteva nel 55,2% della differenza salariale (2018: 45,1%), contro l’81,8% tra i lavoratori e le lavoratrici dipendenti senza funzione gerarchica (2018: 75,9%).

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Violenza contro le donne e violenza domestica: pubblicate le proposte per l’attuazione della Convenzione di Istanbul in Svizzera

Che cosa fa la Svizzera per prevenire e combattere la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica? Il Gruppo di esperte ed esperti indipendenti del Consiglio d’Europa (GREVIO) ha valutato l’attuazione della Convenzione di Istanbul nel nostro Paese e pubblicato un rapporto in cui formula una serie di proposte. Dal canto suo, il Consiglio federale ha pubblicato i commenti alle proposte del GREVIO, adottati nella seduta del 2 novembre 2022.

Nel suo rapporto il GREVIO valuta positivamente le numerose misure adottate dalla Svizzera e le basi legali vigenti nel nostro Paese per proteggere le vittime di violenza. Quale esempio cita la legge federale concernente l’aiuto alle vittime di reati sulla quale si fonda l’attività dei consultori cantonali. Le esperte e gli esperti evidenziano inoltre la buona collaborazione tra Confederazione, Cantoni e Comuni.

Il Consiglio federale commenta le proposte del Consiglio d’Europa

Il rapporto formula una serie di proposte che le autorità federali e cantonali hanno esaminato e commentato. La Svizzera, per esempio, è invitata a estendere il suo impegno nella lotta alla violenza domestica ad altre forme di violenza nei confronti delle donne. Nel commento il Consiglio federale sottolinea la sua intenzione di focalizzarsi piuttosto sulla violenza di genere, per esempio nel Piano d’azione nazionale per l’attuazione della Convenzione di Istanbul (PAN CI) o nella Strategia Parità 2030. Le donne e le ragazze sono infatti esposte a un rischio maggiore di subire determinate forme di violenza (p. es. la violenza sessualizzata). Questa violenza può avvenire in famiglia, ma anche sul lavoro o negli spazi pubblici.

Il rapporto invita inoltre la Svizzera a condurre studi per disporre di più dati sulle diverse forme di violenza. Nel suo commento, il Consiglio federale cita l’indagine demoscopica sulle esperienze di violenza già approvata, ma il cui finanziamento deve ancora essere avvallato dal Parlamento. Il rapporto formula anche proposte concrete su come proteggere meglio i minori esposti a violenza domestica. Il Consiglio federale rimanda alla guida «Contatti dopo la violenza domestica?», pubblicata dalla Conferenza svizzera contro la violenza domestica con il sostegno della Confederazione, che può servire a giudici e altri professionisti interessati da vademecum per prendere decisioni nell’interesse del minore.

Prevenzione e la lotta alla violenza: un obiettivo centrale del Consiglio federale

Il Consiglio federale si impegna a garantire un’attuazione sistematica degli obiettivi della Convenzione di Istanbul. Nel giugno del 2022 ha adottato il PAN CI che prevede 44 misure. La prevenzione e la lotta alla violenza sono anche un obiettivo centrale della Strategia Parità 2030, adottata nell’aprile del 2021. Il Consiglio federale rimanda inoltre alla roadmap sulla violenza domestica sottoscritta da Confederazione e Cantoni nell’aprile del 2021, tra i cui obiettivi figurano il potenziamento della gestione delle minacce e un accesso facilitato alla consulenza per le vittime di violenza grazie a un numero di telefono nazionale centrale in servizio 24 ore su 24.

La Convezione di Istanbul è in vigore dal 1° aprile 2018

La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) è entrata in vigore in Svizzera il 1° aprile 2018. La sua attuazione è controllata dal GREVIO. Sulla base del primo rapporto pubblicato dalla Svizzera nel giugno del 2021 e della visita della sua delegazione nel nostro Paese nello scorso mese di febbraio, il GREVIO ha stilato un rapporto di valutazione di cui il Consiglio federale ha preso atto. Il secondo rapporto della Svizzera è previsto fra tre anni.

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Convenzione sui diritti della donna: l’ONU formula raccomandazioni alla Svizzera

Il competente comitato di esperte ed esperti delle Nazioni Unite ha pubblicato oggi una settantina di raccomandazioni per l’attuazione in Svizzera della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna. Il nostro Paese è invitato a garantire il lavoro in favore della parità dei sessi nei Cantoni, a rafforzare le misure per la parità salariale e ad adeguare la fattispecie di violenza carnale.

Per la quarta volta dal 2001, il competente comitato di esperte ed esperti delle Nazioni Unite ha esaminato l’attuazione in Svizzera della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW). Dopo che il nostro Paese gli aveva illustrato il 21 ottobre 2022 a Ginevra i progressi e le criticità nella lotta contro la discriminazione delle donne, il Comitato ha pubblicato oggi una settantina di raccomandazioni alla sua attenzione.

L’ONU si dice soddisfatta dei progressi

L’ONU esprime la sua soddisfazione per i progressi compiuti grazie alle riforme legislative nel settore della parità salariale, per esempio con la revisione, nel 2020, della legge federale sulla parità dei sessi e la decisione in favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nel rapporto sono messe in evidenza anche altre misure per promuovere l’uguaglianza di genere, in particolare la Strategia Parità 2030 e il Piano d’azione per l’attuazione della Convenzione di Istanbul.

Per contro, l’ONU ritiene che la Svizzera debba rafforzare gli uffici specializzati per l’uguaglianza nei Cantoni: ogni Cantone dovrebbe avere un ufficio per l’uguaglianza. Vede inoltre una necessità di intervento nel settore della disparità salariale: valuta positivamente che le aziende con 100 o più dipendenti siano tenute a svolgere analisi della parità salariale, ma critica che la maggior parte delle imprese, ossia le PMI, ne siano esentate. Raccomanda pertanto di estendere questo obbligo a tutti i datori di lavoro, indipendentemente dalle loro dimensioni. In questo contesto, il comitato invita inoltre la Svizzera a rafforzare ulteriormente l’autonomia economica delle donne per prevenirne la povertà in età avanzata. L’ONU valuta in modo critico anche le forti differenze tra i Cantoni nei tassi di condanna per violenza carnale e raccomanda di condurre un’analisi per determinarne le ragioni e adottare misure adeguate. Il comitato invita infine la Svizzera a definire la fattispecie di violenza carnale sulla base della mancanza di consenso della vittima, per soddisfare gli standard internazionali. La modifica del diritto penale sui reati sessuali è in corso di trattazione in Parlamento.

L’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU) analizzerà le raccomandazioni insieme ai servizi federali interessati e ai Cantoni e chiarirà le competenze. Tra due anni è previsto un rapporto intermedio sull’attuazione di singole raccomandazioni.

La Svizzera ha ratificato la CEDAW nel 1997. Da allora presenta regolarmente rapporti sullo stato dell’attuazione in Svizzera al compente comitato dell’ONU. La CEDAW è tra le convenzioni più importanti a tutela dei diritti dell’essere umano e lo strumento principale per la difesa dei diritti delle donne a livello internazionale. Finora vi hanno aderito 189 dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite.

Saperni di piû

Podiumsdiskussion in Schmitten: Familie und Beruf unter einen Hut bringen

Vereinbarkeit von Familie und Beruf- eine Illusion? Dieser Frage widmete sich vor lurzem eine Podiumsdiskussion in Schmitten, zu der das christlich-soziale Kartell (CSK) im Rahmen des jährlichen Forums eingeladen hatte. Die DisKussion zeigte: Es gibt noch viel zu tun.

«Was ist für Sie Fa­milie?» Mit dieser Frage leitete Mario Amacker, Präsident des christlich-sozialen Kartells (CSK) am vergangenen Mittwoch die Podiumsdiskussion in Schmit­ten ein. Philippe Gnaegi, Direk­tor von Pro Familia Schweiz, be­tonte, dass Familie heute ein anderes Konzept ist als vor 50 Jahren: «Heute gibt es eine Vielfalt von Familienformen. Und die Akzeptanz dieser Viel­falt ist sehr gross, insbesondere bei der jüngeren Generation.»

Marie-Louise Fries, Sozial­arbeiterin und Deutschlehre­rin beim Frauenraum in Frei­burg, ist alleinerziehende Mutter, ihre Eltern leben im Ausland: «Ich lebe mit meinem Sohn in einer Wohngemeinschaft. Meine Freunde sind auch meine Familie.».

Rossanna Savastano, Betriebs­leiterin der Tagesstrukturen Schmitten (TAS) und ebenfalls Mutter, hat italienische Wur­zeln und ist in einem traditio­nellen Familienmodell aufge­wachsen: «Für mich bedeutet Familie, dass man über ver­schiedene Generationen hin­weg sehr eng miteinander ver­bunden ist. Eine Art Lebens­gemeinschaft.»

Weiterlesen - ein Beitrag erschienen am 19.10.2022 in den Freiburger Nachrichten