Le famiglie svizzere vedono in grigio il loro futuro

A preoccupare maggiormente sono i costanti aumenti dei premi di cassa malati, ma anche i costi legati all'abitazione e alla salute. Lo rileva il Barometro svizzero delle famiglie 2023.

Uno sguardo al futuro tutt'altro che roseo: più di due terzi delle famiglie, in Svizzera, vedono l'avvenire con poco ottimismo e prevedono che nei prossimi tre anni la loro situazione non potrà che peggiorare, soprattutto in termini finanziari. Stando al "Barometro svizzero delle famiglie 2023", a preoccupare maggiormente sono i costanti aumenti dei premi di cassa malati. Stando al nuovo sondaggio, condotto al termine dell'anno scorso dall'associazione mantello "Pro Familia Svizzera", in collaborazione con la Società svizzera di assicurazione sulla vita "PAX", per le famiglie elvetiche c'è apprensione anche per quanto riguarda i costi legati alla salute e all'abitazione. Delle 2'084 famiglie intervistate, il 66% si trova nella Svizzera tedesca, il 25% in Romandia e il 9% in Ticino. La maggior parte è composta da due genitori (83%), mentre il 17% è monoparentale.

Si tira la cinghia

Per circa metà delle 2'084 famiglie intervistate (47%), il reddito attuale è a malapena sufficiente "per le esigenze della vita quotidiana". Il 28% dei nuclei familiari, inoltre, ha rivelato di "non avere alcuna possibilità di risparmio", mentre un terzo (33%) ha dichiarato di "riuscire a mettere da parte un massimo di 500 franchi ogni mese". In Ticino e nella Svizzera francese, come pure tra le famiglie monoparentali, il tenore di vita è addirittura inferiore.

Svizzeri poco tutelati?

Dal barometro si evince che meno della metà delle famiglie si sente sufficientemente tutelata e pronta ad affrontare finanziariamente la propria pensione, mostrando inoltre grande apprensione dal punto di vista finanziario per ciò che riguarda la previdenza professionale, ma anche in vista dei rischi legati all'invalidità o alla perdita del lavoro.

Incertezza dominante in più settori

Tralasciando le questioni legate al budget familiare, dal sondaggio emerge anche molta insicurezza a proposito dell'istruzione, della politica in materia di formazione e dell'aggravata inflazione. Nonostante tutto, però, secondo il rapporto, a fronte delle problematiche sociali attuali le famiglie si sono dette poco preoccupate. Tensioni geopolitiche, immigrazione o insicurezze dovute alle conseguenze dei vari conflitti, sembrerebbero non infierire sulla previsione.

Ma anche una certa soddisfazione

Stando all'indagine di "Pro Familia" e "PAX", il 76% degli intervistati ha dichiarato di essere comunque soddisfatto della propria vita familiare attuale. Un benessere che però, dati alla mano, pare affievolirsi quando il nucleo conta più di tre figli.

Cassa malati

Il barometro rivela inoltre come la politica svizzera dovrebbe impegnarsi maggiormente a favore delle famiglie mediante sussidi e riducendo ad esempio i costi dei premi di cassa malati, ovvero quell'uscita che sembrerebbe pesare maggiormente sul portafogli degli intervistati.

Equilibro

Ma il denaro non è la sola cosa che conta: le famiglie svizzere hanno dichiarato di gradire una migliore conciliabilità tra la vita lavorativa e quella privata e auspicano di poter trascorrere più tempo libero assieme ai propri cari. Per un clima armonioso tra le proprie mura, gli intervistati necessiterebbero di una quotidianità meno stressante e di una riduzione dell'orario di lavoro.

Saperne di piû

Pianificazione familiare: un diritto per tutti

Secondo un’inchiesta svolta nel 2018 in Svizzera, per un quinto delle madri sposate e addirittura per un terzo delle madri non sposate la gravidanza non era pianificata. Le pari opportunità di accesso ai metodi di pianificazione familiare costituiscono una condizione per la scelta autodeterminata del momento in cui iniziare la gravidanza. Il policy brief n. 6 della Commissione federale per le questioni familiari (COFF), redatto da Sonja Merten, membro della Commissione, formula proposte per una pianificazione familiare autodeterminata.

L’autrice chiede che i costi dei contraccettivi (compresa la pillola del giorno dopo) siano assunti dall’assicurazione malattie di base almeno per i beneficiari dell’aiuto sociale, le persone per cui è in corso una procedura d’asilo, i giovani adulti fino a 25 anni e le persone che beneficiano di riduzioni dei premi delle casse malati. Inoltre, è necessario fornire maggiori e più ampie informazioni sulla pianificazione familiare nel maggior numero di lingue possibile. Occorre anche assumere i costi degli interpreti professionisti durante le consulenze mediche sui contraccettivi e rafforzare l’educazione sessuale negli istituti di formazione. In questo modo si promuove la possibilità di pianificare la fondazione o l’ampliamento di una famiglia, e quindi la salute e le opportunità di sviluppo di madri, bambini e famiglie.

Questioni di politica sociale e familiare

La COFF è una commissione extraparlamentare che s’impegna a favore di condizioni quadro a misura di famiglia. In qualità di commissione tecnica, mette le proprie conoscenze specialistiche nel campo della politica familiare a disposizione della politica e delle autorità amministrative. La COFF pubblica regolarmente policy brief su importanti temi di attualità che riguardano la vita familiare.

Saperne di piû

Numero di matrimoni di coppie dello stesso sesso e numero di cambiamenti del sesso iscritto nel registro dello stato civile: risultati provvisori per il 2022

Nel 2022 sono entrati in vigore sia il matrimonio per tutti che la possibilità di cambiare il sesso iscritto nel registro dello stato civile. Tra il 1° luglio e il 31 dicembre, 749 coppie dello stesso sesso si sono dette sì e 2234 coppie hanno convertito la loro unione domestica registrata in matrimonio. Tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2022, gli uffici svizzeri dello stato civile hanno registrato 1171 cambiamenti di sesso. Questi i primi risultati provvisori tratti dai registri dello stato civile e pubblicati dall’Ufficio federale di statistica (UST) per il 2022.

Il 2022 è stato caratterizzato da nuove possibilità in materia di stato civile: il matrimonio di una coppia dello stesso sesso, la conversione di un’unione domestica registrata in matrimonio e il cambiamento del sesso iscritto nel registro dello stato civile.

Matrimonio per tutti

Il 1° luglio 2022, nel nostro Paese è entrato in vigore il matrimonio per tutti. Al 31 dicembre 2022 si contavano 749 matrimoni di coppie dello stesso sesso, di cui 394 tra uomini e 355 tra donne (risp. il 53 e il 47%). Due terzi dei matrimoni sono stati contratti nella Grande Regione di Zurigo, in quella del Lemano e nell’Espace Mittelland. Nelle prime due Grandi Regioni, a fare questo passo sono stati più uomini che donne (Zurigo: 59%; Regione del Lemano: 61%). Nell’Espace Mittelland le coppie di donne sono invece state più numerose di quelle di uomini (il 63% contro il 37%). La legge svizzera permette inoltre di convertire un’unione domestica registrata esistente in matrimonio semplicemente facendone richiesta presso l’ufficio dello stato civile. Tra il 1° luglio e il 31 dicembre 2022, sono state registrate 2234 conversioni. In quasi il 60% dei casi (1337) si trattava di richieste inoltrate da coppie di uomini. La Grande Regione di Zurigo da sola contava il 30% del totale delle conversioni di unioni domestiche registrate in matrimoni avvenute in Svizzera, con una netta maggioranza di richieste da parte di coppie di uomini. Seguivano l’Espace Mittelland, la Regione del Lemano e la Svizzera nordoccidentale, con rispettivamente 403, 342 e 337 conversioni di unioni domestiche registrate in matrimoni. Fin dall’entrata in vigore dell’unione domestica registrata, nel 2007, le coppie di uomini sono sempre state più numerose delle donne ad avvalersi di tale possibilità. Questo può spiegare in parte perché le conversioni di unioni domestiche registrate in matrimoni riguardano più spesso coppie di sesso maschile.

Cambiamento del sesso iscritto nel registro dello stato civile

Dal 1° gennaio 2022, ogni persona residente in Svizzera può decidere di modificare l’indicazione del proprio sesso, a livello amministrativo, inoltrando una domanda all’ufficio dello stato civile. Conformemente al principio del binarismo di genere iscritto nella legge svizzera, la scelta rimane limitata alle categorie «maschio» e «femmina». A fine 2022, i cambiamenti di sesso registrati presso gli uffici svizzeri dello stato civile ammontavano a 1171: di questi, 616 riguardavano uomini che sono diventati donne (53%) e 555 donne che sono diventate uomini (47%). La maggior parte di questi cambiamenti di sesso nel registro dello stato civile è avvenuta nella Regione del Lemano, nell’Espace Mittelland e nella Grande Regione di Zurigo (risp. 276, 251 e 219). Se nella Regione del Lemano, nella Svizzera orientale e in Ticino si contava lo stesso numero di uomini che hanno scelto di diventare donne e di donne che hanno scelto di diventare uomini, nella Grande Regione di Zurigo, nell’Espace Mittelland, nella Svizzera nordoccidentale e nella Svizzera centrale ci sono stati più uomini che hanno scelto di diventare donne. Nel 2022, il gruppo più numeroso a cambiare il sesso iscritto nel registro dello stato civile è stato quello delle persone dai 15 ai 24 anni (622 persone, pari al 53% di tutti i cambiamenti di sesso registrati). Seguivano la fascia di età dai 25 ai 29 anni e quella dai 30 ai 34 anni (con risp. 196 e 96 cambiamenti di sesso). Tra le persone che hanno cambiato il sesso iscritto nel registro dello stato civile ve ne erano anche 39 di meno di 15 anni, ma nessuna di più di 79 anni. Tra i giovani di meno di 15 anni e quelli dai 15 ai 19 anni, le donne a cambiare il sesso iscritto nel registro dello stato civile sono state di più rispetto agli uomini, mentre gli uomini sono stati più numerosi in tutte le altre fasce di età.

Saperne di piû

Spese per l'aiuto sociale finanziario in calo anche nel 2021

Nel 2021 sono stati spesi 8,8 miliardi di franchi per prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà. In Svizzera 804 966 persone, pari al 9,3% della popolazione residente permanente, hanno percepito almeno una di queste prestazioni sociali legate al bisogno. Nel 2021 le spese per queste prestazioni di aiuto sociale sono aumentate (+0,7%) in misura minore rispetto all’anno precedente (+1,8%). Le spese per l’aiuto sociale finanziario, in calo ormai da tre anni, sono diminuite di 34 milioni di franchi. Come per l’anno precedente, la pandemia di COVID-19 non ha avuto un impatto diretto sull’ammontare delle spese per l’aiuto sociale. Questo è quanto emerge dai nuovi dati della statistica svizzera dell’aiuto sociale realizzata dall’Ufficio federale di statistica (UST).

Nel 2021 Confederazione, Cantoni e Comuni hanno speso 8,8 miliardi di franchi per prestazioni dell’aiuto sociale che mirano a lottare contro la povertà, dette anche dell’aiuto sociale in senso lato. Il 62,1% di questi (5,4 mia. fr.) è stato destinato alle prestazioni complementari all’AVS e all’AI e un altro terzo scarso all’aiuto sociale finanziario. Le rimanenti prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà, ossia l’aiuto per la vecchiaia e l’invalidità, l’aiuto ai disoccupati, gli aiuti familiari, gli anticipi degli alimenti e gli aiuti per l’alloggio, hanno rappresentato il 6,4% delle spese (559 mio. fr.). Ad eccezione degli anticipi degli alimenti, le rimanenti prestazioni non sono versate in tutti i Cantoni. Con riferimento alla popolazione, le spese annue pro capite per prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà, attestatesi a 1003 franchi, si situano al livello dell’anno precedente (2020: 1004 fr.).

Spese per l’aiuto sociale finanziario in calo dell’1,2%

Per la terza volta consecutiva, nel 2021 le spese nette per l’aiuto sociale finanziario hanno segnato una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente. Il calo è stato di 34 milioni di franchi in termini nominali, corrispondenti all’1,2% del volume di spese netto di 2,8 miliardi di franchi. Si tratta di una contrazione più marcata rispetto a quelle dei due anni precedenti, quando i cali si situavano nettamente al di sotto dell’1%. Nel 2021, il numero di persone che hanno beneficiato di un aiuto sociale finanziario è sceso del 2,5% rispetto all’anno precedente. Nel complesso, ciò comporta un aumento delle spese annue nette medie per persona beneficiaria da 10 278 a 10 419 franchi, ovvero dell’1,4% in termini nominali. L’anno precedente la variazione delle spese pro capite era stata del –0,9%, parallelamente a un aumento delle persone beneficiarie pari allo 0,2%. Nel 2021 le spese complessive nette per l’aiuto sociale finanziario erano di 2,8 miliardi di franchi, pari all’1,3% del totale delle spese per tutte le prestazioni sociali, che, stando al Conto globale della sicurezza sociale (CGSS), ammontavano a 207 miliardi di franchi. Nell’anno precedente tale quota, attestatasi all’1,4%, era leggermente più alta.

Aumento di circa 75 milioni di franchi delle spese per le prestazioni complementari

Nel 2021, tra tutte le prestazioni sociali legate al bisogno miranti a lottare contro la povertà, il maggior aumento delle spese in termini assoluti, pari a 75 milioni di franchi, è stato quello registrato per le prestazioni complementari (+1,4%), seguite dagli aiuti familiari, con eccedenze di spesa di 6,6 milioni di franchi (+3,9%). Le spese per l’aiuto ai disoccupati e per gli anticipi degli alimenti sono aumentate di poco più di 4 milioni di franchi ciascuna (risp. +10,6 e +4,6%), mentre quelle per l’aiuto per la vecchiaia e l’invalidità di 3,4 milioni di franchi (+1,7%). Oltre all’aiuto sociale succitato, solo gli aiuti per l’alloggio hanno segnato un calo delle spese (–0,2 mio. fr.). Il numero di persone beneficiarie di prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà è sceso dell’1,1%. Nel contempo anche la proporzione dei beneficiari sul totale della popolazione è diminuita, passando dal 9,5 al 9,3% rispetto all’anno precedente. A causa dell’incremento delle spese e della diminuzione del numero di persone beneficiarie, le spese annue medie per persona beneficiaria sono aumentate dell’1,8%.

Nuove prestazioni sociali legate al bisogno che mirano a lottare contro la povertà

Come nel 2020, anche nel 2021 le conseguenze economiche negative della pandemia di COVID-19 non hanno quasi avuto alcuna ripercussione diretta sulle spese per l’aiuto sociale in senso lato. Le diverse misure adottate preventivamente dalla Confederazione e dai Cantoni sono infatti riuscite a contrastare l’impatto sociale delle restrizioni dovute alla pandemia. A titolo di esempio, due delle misure adottate sono state il prolungamento della durata massima del diritto all’indennità di disoccupazione e il versamento di indennità di perdita di guadagno. Inoltre, dal 1° luglio 2021 sono in vigore nuove prestazioni sociali legate al bisogno erogate a livello federale: le prestazioni transitorie per i disoccupati anziani (PT). Le PT garantiscono il sostentamento fino all’età del pensionamento delle persone anziane disoccupate che hanno esaurito il diritto all’indennità di disoccupazione, contribuendo, come le prestazioni qui descritte, alla lotta contro la povertà. Secondo la statistica svizzera delle assicurazioni sociali, nel 2021 sono state erogate prestazioni transitorie per 1,8 milioni di franchi. Alcuni Cantoni e città hanno adottato ulteriori misure ed erogato prestazioni supplementari. Queste prestazioni, tuttavia, di norma non soddisfacevano i criteri dell’inventario su cui si fonda la statistica, spesso perché mancava la condizione di essere legate al bisogno. Nel 2021 nel contesto della pandemia solo il Cantone del Ticino ha introdotto una prestazione nel pieno rispetto di tutti i criteri dell’inventario. Si tratta di un aiuto per sopperire alle riduzioni di reddito o di fatturato dovute alla pandemia.

Saperne di piû

Il Consiglio federale intende rafforzare i diritti delle persone con disabilità

Le persone con disabilità devono essere maggiormente protette dalla discriminazione nella vita lavorativa e nell’accesso alle prestazioni di servizio. È quanto deciso dal Consiglio federale nella sua seduta del 10 marzo 2023. Il Governo intende inoltre riconoscere la lingua dei segni e promuovere le pari opportunità delle persone non udenti. Ha pertanto incaricato il Dipartimento federale dell’interno (DFI) di presentare entro la fine dell’anno un progetto di revisione parziale della legge sui disabili (LDis). Il Consiglio federale intende anche esaminare le modalità per promuovere la partecipazione attiva delle persone con disabilità alla vita pubblica e della società mediante misure legali.

In Svizzera circa 1,8 milioni di persone, tra cui anche bambini, giovani e anziani, vivono con una disabilità. Queste persone devono poter partecipare pienamente, su un piano di parità e in modo autodeterminato alla vita pubblica, economica e della società. Negli ultimi anni la Svizzera si è gradualmente avvicinata a questo obiettivo. Grazie alla LDis sono stati compiuti progressi in particolare nell’accesso agli edifici e ai trasporti pubblici.

Lavoro e prestazioni: principi per la revisione della legge

Le persone con disabilità continuano a essere svantaggiate nella loro vita quotidiana: incontrano ostacoli nell’accesso al mercato del lavoro, ad esempio a causa di pregiudizi che intervengono nel processo di reclutamento, oppure nell’ambiente di lavoro, quando gli strumenti di lavoro presentano barriere. Molte prestazioni di servizio importanti, per esempio nel settore sanitario o bancario, così come numerosi servizi di consulenza sono accessibili soltanto in misura limitata. Per proteggere meglio le persone con disabilità dalla discriminazione nella vita lavorativa e nell’accesso alle prestazioni, il Consiglio federale ha incaricato il DFI di presentare entro la fine del 2023 un progetto di revisione parziale della LDis da porre in consultazione. In merito ha stabilito i principi che seguono: I datori di lavoro sono tenuti ad adottare misure ragionevolmente esigibili per consentire ai dipendenti con disabilità di lavorare su un piano di parità. Le persone disabili vanno esplicitamente protette dalla discriminazione nella vita lavorativa. Le prestazioni di servizio destinate al pubblico devono essere accessibili alle persone con disabilità. I privati sono tenuti a prendere provvedimenti adeguati per consentire loro di usufruire senza ostacoli di questi servizi.

Riconoscere la lingua dei segni

Il Consiglio federale intende anche disciplinare in modo vincolante il riconoscimento delle lingue dei segni svizzere e promuovere le pari opportunità delle persone non udenti nel ricorso a prestazioni e nella vita professionale. Il Governo adempie in questo modo una richiesta del Parlamento in tal senso (mozione CSEC-N 22.3373).

Migliorare le condizioni quadro per la libera scelta dell’alloggio

Nell’elaborazione del progetto di revisione parziale da porre in consultazione, il DFI deve inoltre esaminare le modalità per migliorare, nella LDis, le condizioni quadro per la libera scelta dell’alloggio da parte delle persone con disabilità. In Svizzera, circa 150 000 persone disabili risiedono all’interno di strutture (istituti per disabili o case di riposo). A complicare la libera scelta del luogo in cui vivere e della forma abitativa sono soprattutto l’accessibilità e i costi degli alloggi e le restrizioni nell’accesso a prestazioni e infrastrutture.

Promuovere la partecipazione attiva

Il miglioramento dell’accessibilità è una condizione imprescindibile per la partecipazione delle persone con disabilità. Tuttavia, non è chiaro se l’adempimento di questa condizione sia sufficiente a consentire un’effettiva partecipazione delle persone disabili alla vita pubblica e della società. In molti casi, rappresenta un ostacolo già solo la mancanza di informazioni sull’accessibilità delle offerte. Il Consiglio federale ha perciò incaricato il DFI di esaminare le modalità per promuovere la partecipazione attiva delle persone con disabilità mediante misure legali. In questo contesto viene analizzata, in collaborazione con il Dipartimento federale di giustizia e polizia, anche la curatela generale, un provvedimento che limita fortemente la capacità di agire della persona interessata e quindi anche la sua autonomia.

Quattro programmi prioritari: «Lavoro», «Prestazioni», «Alloggio» e «Partecipazione»

Oltre alle prescrizioni di legge, per migliorare la situazione delle persone con disabilità nei settori del lavoro, delle prestazioni, dell’alloggio e della partecipazione è necessaria anche una stretta collaborazione tra i diversi attori. Per garantirla sono previsti programmi prioritari che vanno a completare il miglioramento del quadro giuridico. Il Consiglio federale ha incaricato il DFI di elaborarli entro la fine del 2023. Dopodiché deciderà in merito alla loro attuazione e alle risorse necessarie. L’elaborazione dei programmi e l’attuazione dei diritti delle persone con disabilità avvengono in collaborazione con la società civile.

Saperne di piû

Il Consiglio federale è fondamentalmente contrario a un contributo federale per ridurre i costi di custodia a carico dei genitori

Il Consiglio federale vuole promuovere la conciliabilità tra famiglia e lavoro. Tuttavia, respinge sostanzialmente l’introduzione di un contributo federale teso a ridurre i costi a carico dei genitori per la custodia di bambini complementare alla famiglia. Da un lato, infatti, la custodia di bambini complementare alla famiglia è di competenza dei Cantoni e rientra anche nella responsabilità dei datori di lavoro; dall’altro, la difficile situazione finanziaria della Confederazione non consente di assumere ulteriori impegni. Inoltre, questo contributo federale implicherebbe risparmi in altri importanti ambiti di competenza della Confederazione. Qualora il Parlamento decidesse di entrare in materia sul progetto, per il Consiglio federale sarebbe necessario che fossero adempiute determinate condizioni, in particolare una maggiore partecipazione finanziaria dei Cantoni. L’Esecutivo respinge in modo chiaro l’introduzione di aiuti finanziari della Confederazione destinati ai Cantoni per lo sviluppo della custodia di bambini complementare alla famiglia e del sostegno alla prima infanzia. La competente commissione del Consiglio nazionale aveva elaborato un progetto di legge con gli strumenti di promozione summenzionati, sul quale il Consiglio federale ha espresso il suo parere nella seduta del 15 febbraio 2023. La nuova legge sostituirà il programma d’incentivazione per la promozione della custodia di bambini complementare alla famiglia, che si concluderà alla fine del 2024, dopo circa 22 anni.

L’iniziativa parlamentare 21.403 Sostituire il finanziamento iniziale con una soluzione moderna, depositata dalla Commissione della scienza, della cultura e dell’educazione del Consiglio nazionale (CSEC-N), chiede che l’attuale programma d’incentivazione della Confederazione per la promozione della custodia di bambini complementare alla famiglia, di durata limitata fino alla fine del 2024, venga sostituito con un sostegno permanente. La CSEC-N ha adottato il pertinente progetto di legge nel dicembre del 2022.

Proposte della Commissione per la custodia di bambini complementare alla famiglia e il sostegno alla prima infanzia

Il progetto si prefigge di promuovere la conciliabilità tra famiglia e lavoro o formazione e migliorare le pari opportunità per i bambini in età prescolastica. In base al progetto della Commissione, in futuro la Confederazione dovrà partecipare durevolmente ai costi per la custodia istituzionale di bambini complementare alla famiglia a carico dei genitori. Per ogni figlio affidato a un servizio di custodia istituzionale sussisterà il diritto a un contributo federale dalla nascita alla fine del periodo dell’obbligo scolastico. Per i primi quattro anni dall’entrata in vigore della legge, il contributo federale corrisponderebbe al 20 per cento dei costi medi per un posto di custodia di bambini complementare alla famiglia. Successivamente, a titolo di incentivo, il Consiglio federale lo fisserebbe per ciascun Cantone in funzione del suo impegno finanziario a favore della custodia istituzionale. Secondo il progetto, il primo anno dopo l’entrata in vigore della nuova legge le spese della Confederazione per il contributo di base ammonterebbero a circa 710 milioni di franchi. Quale ulteriore incentivo, sulla base di accordi di programma la Confederazione potrebbe concedere ai Cantoni aiuti finanziari globali per lo sviluppo della custodia di bambini complementare alla famiglia e della politica di sostegno alla prima infanzia. Per il primo periodo contrattuale di quattro anni la CSEC-N chiede a tal fine un credito d’impegno di 224 milioni di franchi.

Per un sistema più snello e semplice con costi minori

Il Consiglio federale condivide il parere che la custodia di bambini complementare alla famiglia debba continuare a essere promossa e che gli enti pubblici debbano ridurre ulteriormente i costi a carico dei genitori. Tuttavia, è fondamentalmente contrario all’introduzione di un contributo federale teso a ridurre i costi a carico dei genitori per la custodia di bambini complementare alla famiglia. Da un lato, infatti, la custodia di bambini complementare alla famiglia è di competenza dei Cantoni e rientra nella responsabilità dei datori di lavoro; dall’altro, la difficile situazione finanziaria della Confederazione non consente di assumere ulteriori impegni. Inoltre, questo contributo federale implicherebbe risparmi in altri importanti ambiti di competenza della Confederazione. Qualora il Parlamento decidesse di entrare in materia sul progetto, per il Consiglio federale sarebbe necessario che fossero adempiute determinate condizioni, in particolare una maggiore partecipazione finanziaria dei Cantoni.

Il Consiglio federale si dichiarerebbe in tal caso favorevole a un contributo federale pari al massimo al 10 e non al 20 per cento dei costi medi per un posto di custodia di bambini complementare alla famiglia. Un contributo federale pari al 10 per cento dei costi medi per un posto di custodia di bambini complementare alla famiglia cagionerebbe spese per circa 360 milioni di franchi nel primo anno dopo l’entrata in vigore della legge. Dato che la competenza per la custodia di bambini complementare alla famiglia spetta in primo luogo ai Cantoni e ai Comuni, il Consiglio federale ritiene opportuna un’importante partecipazione finanziaria dei Cantoni al contributo federale. Propone pertanto un controfinanziamento tramite la riduzione di 0,7 punti percentuali della quota cantonale all’imposta federale diretta. Questo comporterebbe maggiori entrate per la Confederazione pari a circa 200 milioni di franchi all’anno, cosicché l’onere netto per la medesima ammonterebbe a 160 milioni di franchi nell’anno dell’introduzione del contributo federale. Se l’onere netto della Confederazione superasse i 200 milioni di franchi all’anno, il controfinanziamento da parte dei Cantoni andrebbe adeguato una tantum con un’ulteriore riduzione della quota cantonale. Il Consiglio federale ritiene giustificata questa forma di controfinanziamento, poiché un’offerta di servizi per la custodia di bambini complementare alla famiglia adeguata ai bisogni permette ai Cantoni di beneficiare di vantaggi di localizzazione.

Il Consiglio federale è favorevole a una percentuale fissa e a un contributo federale uniforme per tutta la Svizzera, in modo da garantire la parità di trattamento di tutti i genitori, a prescindere dal loro Cantone di domicilio. Esprime inoltre dubbi sull’efficacia del sistema di incentivi previsto per i Cantoni. L’Esecutivo è inoltre del parere che il contributo federale debba essere concesso soltanto ai genitori che svolgono un’attività lucrativa o una formazione e che per questo motivo non possono accudire da soli i propri figli. Tale condizione di diritto è in linea con gli obiettivi del progetto, con il quale si intende migliorare la conciliabilità tra famiglia e lavoro o formazione, contribuendo così a contrastare la carenza di personale qualificato. Infine, il Consiglio federale chiede che il contributo federale sia versato soltanto fino alla conclusione del livello primario della scuola dell’obbligo (8P Harmos), in modo da sgravare i genitori in modo mirato nella fase in cui devono sostenere costi di custodia particolarmente elevati.

Contro gli accordi di programma

Il Consiglio federale rammenta che la competenza per la custodia di bambini complementare alla famiglia e il sostegno alla prima infanzia spettano in primo luogo ai Cantoni e ai Comuni. Respinge pertanto la partecipazione della Confederazione alla metà delle spese dei Cantoni per lo sviluppo della custodia di bambini complementare alla famiglia e del sostegno alla prima infanzia, prevista dalla CSEC-N tramite gli accordi di programma. L’Esecutivo esorta peraltro Cantoni e Comuni ad assumere la propria responsabilità e a predisporre il più rapidamente possibile un’offerta di custodia adeguata ai bisogni.

Nei decenni scorsi la Confederazione ha sostenuto i Cantoni tramite il programma d’incentivazione per la promozione della custodia di bambini complementare alla famiglia e con contributi ai programmi cantonali volti a fondare e sviluppare la politica dell’infanzia e della gioventù. Avviato nel 2003, il programma d’incentivazione si concluderà alla fine del 2024.

Saperne di piû