Smart working, dietrofront di diverse aziende

C'è il famoso produttore di ascensori, ma anche il popolare brand di orologi, per arrivare alle aziende farmaceutiche e di telecomunicazioni. Cosa li accomuna? Un cambio di politica aziendale sul fronte dello smart working, più precisamente un bel passo indietro.

Lo riporta il sito 20 Minuten, citando ad esempio la nuova direttiva aziendale del produttore di ascensori Schindler. Chi lavora in questa azienda d'ora in poi potrà lavorare da casa solo un giorno alla settimana. Il nuovo regolamento, annunciato alla fine di aprile, è entrato in vigore a maggio.

Schindler - riporta 20 Minuten - ha spiegato che il nuovo regolamento si basa sulla «convinzione che l'interazione personale sia fondamentale per la coesione e la collaborazione all'interno e tra i team e abbia un effetto positivo sulla cultura aziendale e quindi sul successo dell'impresa. Da qui nascono nuove idee e innovazioni, come dimostrano i 150 anni di storia dell'azienda».

Ma per molti dipendenti questo "inasprimento" del monte ore consentito per il lavoro da casa significherà ulteriori sacrifici sulla conciliabilità famiglia-lavoro: in molti si erano abituati alle regole del telelavoro precedentemente in vigore, regole che sono via via andate scemando di orario: dal 100% si è passati all'unico giorno consentito e nemmeno a tutti i dipendenti. «Solo il 20% è autorizzato a farlo».

Ma il famoso produttore di ascensori non è il solo ad avere fatto dietrofront: secondo quanto riporta il Tages-Anzeiger, un approccio più restrittivo al lavoro da casa l'hanno attuato anche Swatch Group (che ha chiuso anche gli spazi di co-working) e ha giustificato la mossa affermando di «voler rafforzare il lavoro di squadra». La situazione è simile anche presso l'azienda farmaceutica Novartis, dove la "quota ufficio" è almeno del 60% dal 2023. E anche presso Swisscom, il lavoro da casa è ora limitato a un massimo di un giorno alla settimana.

20 Minuten/TagesAnzeiger / 12 maggio 2024

Prestazioni complementari: il Consiglio federale intende promuovere le forme di alloggio con assistenza

Il Consiglio federale desidera promuovere l’autonomia delle persone anziane e favorire la loro permanenza nella propria abitazione. In futuro, pertanto, determinate prestazioni di assistenza che permettono di vivere autonomamente saranno rimborsate nel quadro delle prestazioni complementari. Nella sua seduta dell’8 maggio 2024 il Consiglio federale ha preso atto dei risultati della procedura di consultazione concernente la modifica della legge federale sulle prestazioni complementari all’assicurazione per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità. Ha quindi incaricato il Dipartimento federale dell’interno di sottoporre un messaggio al Parlamento entro l’autunno di quest’anno. Il diritto alle prestazioni di assistenza nel quadro delle prestazioni complementari, sotto forma di versamento anticipato di un importo forfettario, sarà esteso ai beneficiari di rendite dell’AI che percepiscono prestazioni complementari.

Circa un terzo delle persone che vivono in un istituto necessita di meno di un’ora di cure al giorno. Il ricovero in istituto potrebbe essere rinviato o evitato, se queste persone avessero la possibilità di abitare in un appartamento adeguato alle esigenze delle persone anziane e/o di beneficiare di prestazioni di assistenza a domicilio. La possibilità di vivere autonomamente a casa propria il più a lungo possibile è un’esigenza delle persone anziane, che a tal fine necessitano non solo di sostegno legato alla salute, ma anche di aiuto e assistenza per i lavori domestici, della fornitura dei pasti o di un ambiente sicuro per evitare le cadute.

Grande interesse, numerose critiche

In occasione della procedura di consultazione, il progetto sulle forme di alloggio con assistenza per i beneficiari di prestazioni complementari (PC) ha suscitato grande interesse, ma anche notevoli resistenze. I Cantoni hanno deplorato di doversi fare carico in via esclusiva del finanziamento. Inoltre, un’ampia maggioranza dei partecipanti alla consultazione ha chiesto che il diritto alle prestazioni a sostegno dell’alloggio con assistenza sia riconosciuto anche ai beneficiari di una rendita dell’assicurazione invalidità (AI) che percepiscono PC.

Un’ampia maggioranza dei partecipanti si è inoltre dichiarata contraria al prefinanziamento di determinate prestazioni di assistenza da parte dei beneficiari di PC, cui verrebbero rimborsate soltanto in seguito. Altre critiche riguardano il supplemento per la locazione di un appartamento adeguato alle esigenze delle persone anziane e la necessità di considerare maggiormente gli aspetti psicosociali quali l’accompagnamento nell’organizzazione autonoma della vita quotidiana.

Parametri per il messaggio

Alla luce dei risultati della consultazione, il Consiglio federale ha deciso che il diritto alle prestazioni a sostegno dell’alloggio con assistenza sarà concesso non solo ai beneficiari di rendite di vecchiaia dell’AVS che percepiscono PC, ma anche ai beneficiari di una rendita AI che percepiscono PC. In questo modo si rispetta il principio della parità di trattamento tra beneficiari di una rendita di vecchiaia e di una rendita AI. Le prestazioni delle PC verranno però versate soltanto dopo che l’offerta di prestazioni dell’AI sarà stata sfruttata appieno.

Per le prestazioni delle PC a sostegno dell’alloggio con assistenza è previsto il versamento anticipato di un importo forfettario ai beneficiari di PC. Questa modalità di pagamento è vantaggiosa per gli assicurati, dato che così non dovranno prefinanziare le prestazioni. Nel contempo, l’onere amministrativo per l’esecuzione resterà contenuto. A seconda del bisogno, le prestazioni in questione comprendono:

  • un supplemento per la locazione di un appartamento adeguato alle esigenze delle persone anziane o senza barriere;
  • un rimborso per l’adeguamento dell’appartamento;
  • un sistema di chiamate d’emergenza;
  • un aiuto nell’economia domestica;
  • un servizio pasti;
  • un servizio di accompagnamento o di trasporto.

Queste prestazioni vanno a beneficio degli assicurati che a causa della loro età o del loro problema di salute necessitano di un sostegno mirato per poter vivere autonomamente. Il Consiglio federale ribadisce pertanto che all’interno del sistema delle PC queste prestazioni di assistenza rientrano nell’ambito delle spese di malattia e d’invalidità e che quindi le relative spese dovranno essere interamente a carico dei Cantoni. Questo è in linea con la ripartizione delle competenze secondo la Nuova impostazione della perequazione finanziaria e della ripartizione dei compiti tra Confederazione e Cantoni, in vigore dal 2008. Di conseguenza, i risparmi generati dal progetto grazie ai ricoveri in istituto evitati o ritardati andranno esclusivamente a vantaggio dei Cantoni. Infine, con questa decisione il Consiglio federale tiene conto della difficile situazione finanziaria della Confederazione.

Le spese supplementari per i Cantoni sono stimate a un importo compreso tra circa 300 e 620 milioni di franchi, a fronte di risparmi pari a 280 milioni. I risparmi risulteranno dai ricoveri in istituto evitati o ritardati grazie alle prestazioni di assistenza delle PC.

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Servizio Il Quotidiano del 25.04.2024: Appello ai comuni

Al minuto 30.39 trovate il servizio apparso a Il Quotidiano della RSI il 25.04.2024. 2'212 firme sono state raccolte dall’associazione FAFTplus per chiedere ai comuni asili nidi, pre e dopo scuola e mense scolastiche a prezzi accessibili. Durante l’evento alcuni risultati del Barometro svizzero delle famiglie sono stati presentati per illustrare ulteriormente il concreto bisogno delle famiglie di servizi extrafamiliari più accessibili: i costi di questi ultimi sarebbero infatti il motivo principale per non farne uso. Presente all’evento anche Philippe Gnaegi, direttore di Pro Familia Svizzera che ha ribadito come i servizi esterni di cura dei figli permettano, in particolare alle donne, di restare attive nel mercato del lavoro, contribuendo quindi anche allo sviluppo economico della regione e del paese.

Clicchi sulla foto per guardare il video.

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Conciliabilità lavoro-famiglia, ‘un investimento, non un costo’

Raccolte da FaftPlus oltre 2mila firme per chiedere ai Comuni asili nido accessibili, pre e doposcuola, nonché mense scolastiche a prezzi moderati

In sintesi:
  • La Mantia: ‘Una buona rete di strutture per la conciliabilità lavoro-famiglia aumenterebbe l’attrattività del nostro Cantone come luogo per vivere, lavorare e avere una famiglia’
  • Fitas: ‘In Ticino sei donne su dieci lavorano a tempo parziale, rispetto solamente a meno di due uomini su dieci. Una lama a doppio taglio’

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Donne, lavoro e famiglia: duemila firme per cambiare

Presentato l’esito della campagna promossa dalla FAFTPlus a gennaio - Il sondaggio online di Pro Familia rivela un Paese in cui si le coppie rinunciano ai figli a causa di risorse finanziarie troppo scarse - Il Ticino sotto pressione

Oltre duemila firme e una limpida consapevolezza: rompere il soffitto di cristallo che tuttora impedisce a moltissime donne nel nostro cantone di conciliare vita e lavoro non sarà facile. Né scontato.

La Federazione delle associazioni femminili in Ticino (FAFTPlus) ha presentato oggi alla stampa l’esito della campagna lanciata a gennaio per la sottoscrizione di un appello rivolto ai Comuni per accrescere le misure di conciliabilità lavoro-famiglia. Le tre richieste avanzate erano molto precise: asili nido accessibili a tutti e con un costo non superiore al 5% del reddito familiare; pre e doposcuola in ogni sede delle scuole primarie; mense scolastiche a prezzi moderati e senza limiti di accesso in tutti gli istituti.

«Abbiamo raccolto 2.212 firme e il sostegno trasversale di associazioni e partiti, ma anche di singoli - ha detto la copresidente di FAFTPlus, Gina La Mantia - abbiamo anche tastato il polso ai cittadini e compreso come la questione sia un tema determinante per il futuro del cantone. Si parla tanto della fuga dei cervelli e dell’invecchiamento della popolazione, ma una rete di strutture per la conciliabilità aiuterebbe l’attrattività del Ticino come luogo per vivere, lavorare e avere una famiglia».

Quanto le firme si tradurranno in atti concreti è difficile dirlo. La stessa La Mantia, a margine della conferenza stampa, ha confermato ad esempio al CdT che l’Associazione dei Comuni ticinesi ha preferito non ricevere i moduli con le sottoscrizioni giudicando l’iniziativa troppo politica, soprattutto a ridosso delle elezioni. Certo è, ha ribadito Davina Fitas, presidente della Commissione cantonale consultiva per le pari opportunità, che «allo stato attuale, il cammino verso una vera ed effettiva conciliabilità tra lavoro e famiglia sembra ancora lungo. In Ticino, 6 donne su 10 lavorano a tempo parziale, a fronte di meno di 2 uomini su 10». Un part-time che può sembrare un’opportunità ma è, molto più spesso, un limite.

Premi di cassa malati nel ciclone

Alla conferenza stampa di questa mattina ha preso parte anche Philippe Gnaegi, direttore di Pro Familia Svizzera, il quale ha presentato i risultati del secondo «Barometro» delle famiglie elvetiche. Quanto emerso dal sondaggio condotto intervistando online 2.123 famiglie, di fatto, si collega in modo stringente ai temi sollevati dalla FAFTPlus.

Una situazione più incerta sul piano economico e i maggiori costi della vita sono infatti tra le ragioni principali che spingono le famiglie svizzere a rinunciare a un allargamento dei propri nuclei. «Nel complesso - sostiene Pro Familia - oltre il 40% delle famiglie ritiene che la decisione di avere altri figli sia influenzata da motivi finanziari».

Risorse più scarse o precarie derivano da redditi minori, conseguenza diretta della necessità per molte donne di accettare il part-time per conciliare il proprio ruolo di madre a quello di lavoratrice. «È una questione di reddito, di salari - ha detto Gnaegi al CdT - se è vero che la situazione nella Svizzera tedesca appare migliore di quella della Romandia o del Ticino, dove si riscontrano i problemi più pesanti».

Il punto è, secondo Pro Familia, che «l’inasprimento del contesto economico non colpisce soltanto i redditi più bassi, ma anche il ceto medio». I temi che più preoccupano le famiglie sono infatti «i costi dell’assicurazione malattie e l’aumento dei prezzi».

E la rilevanza di questi temi è aumentata sensibilmente rispetto allo scorso anno. «Le questioni finanziarie sono particolarmente prevalenti in Ticino, così come nelle famiglie monoparentali e in quelle con un reddito sino a 120.000 franchi. Ciò dimostra che l’aumento dei prezzi sta mettendo a dura prova anche il ceto medio».

Oltre la metà delle famiglie elvetiche (il 52%) giudica il proprio reddito «insufficiente o scarso» e ritiene che «la situazione finanziaria sia peggiorata rispetto all’anno scorso. La percentuale di famiglie il cui reddito è insufficiente o scarso - scrive Pro Familia - è particolarmente elevata nella Svizzera italiana, nei nuclei monoparentali e in quelli con un reddito sino a 100.000 franchi». Anche per questo, «la riduzione dei costi dei premi dell’assicurazione malattia» è considerata prioritaria «in tutte le regioni linguistiche, e fortemente sentita soprattutto dalle famiglie ticinesi e romande e dalle famiglie con figli di età superiore ai 13 anni».

Saperne di più - un articolo di Dario Campione pubblicato il 25.04.2024 sul Corriere del Ticino 

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